Alla pesentazione del suo libro ‘Volevo lavorare “dentro i dischi” l’incontro con l’autore, un esempio indelebile di discografico italiano. Vi presento Domenico Paganelli: una vita da produttore artistico e discografico.
50 anni di storia della musica italiana raccontati attraverso storie e aneddoti che mostrano i lati più nascosti e intimi del rapporto umano con grandi artisti ed esponenti del mondo dello spettacolo. Al di là del semplice racconto, questo libro offre a tutti coloro che ambiscono a entrare in questo mondo come artisti o addetti ai lavori (e in particolar modo ai più giovani), moltissimi spunti di riflessione sulle dinamiche che da sempre governano questo ambiente in continua evoluzione.

“Oggi nella primavera 2022 ho sessantasette anni e mi sento ancora un ragazzo pieno di interessi e curiosità. Prima di diventare un vecchio borbottone che approfitta di ogni momento possibile per raccontare la sua vita accanto a grossi personaggi della musica e dello spettacolo, ho preferito scrivere questo libro, così se qualcuno vorrà sapere qualcosa di me, se ne avrà voglia, potrà leggersi questa mia avventura dettagliata nel tempo.
I fatti e i nomi sono assolutamente reali e, visto che mi sono affidato quasi totalmente alla memoria, mi scuso per eventuali imprecisioni e omissioni. So bene di essere stato un privilegiato, che ha potuto realizzare il sogno della sua vita lavorando nel centro della musica e camminando con artisti incredibili, che mi hanno insegnato tantissimo. Da ragazzo avrei dato qualsiasi cosa, per rovistare nella musica affiancando artisti che conoscevo solo grazie alla te- levisione, ai concerti, oppure per la foto sulle copertine dei 45 e 33 giri.
Ho iniziato a scrivere il racconto nell’agosto 2009 nella mia casa di Villanova d’Albenga, per poi farlo crescere nella mia casa di Milano e così, via via, un po’ qui e un po’ là, fino al termine della prima edizione pubblicata nell’autunno 2010. Ho tentato di realizzare una sorta di diario temporale musicale, per poter dare un senso compiuto agli eventi, per cercare di far immaginare l’atmosfera dei vari decenni, dal mio mitico mangiadischi degli anni 60 ai miei concerti avventurosi nell’epoca post ’68 o dei primi anni ’70, con gli immancabili lacrimogeni ad ogni manifestazione musicale importante. Continuando poi dal ’71, quando iniziavo ad entrare nel mondo della musica riuscendo solo a fermarmi alla crosta esterna, fino al ’77, quando per la prima volta riusci ad aprirmi un varco più profondo fin nel cuore della musica, entrando alla RCA. Il titolo è dovuto a più di un amico che quando lavoravo in negozio alle Messaggerie Musicali, mi chiedeva lo sconto perché, a detta loro, io “lavoravo dentro nei dischi”. Dentro e fuori dalla musica che conta, come quel periodo ombroso dietro a un’impolverata scrivania in un magazzino di periferia alla Panarecord, il punto più basso da quando mi lasciarono a casa dal negozio della Ricordi nel 1975. Il top di allora furono i miei quattro anni alla RCA, dove mi trovai di colpo a lavorare con i più grossi artisti italiani (1977-1981), cui seguì però il periodo più basso appena descritto. La risalita cominciò entrando nella grande famiglia della Peer Southern alla direzione artistica, che fu una grossa scuola preparatoria per me, ma l’apoteosi arrivò con i miei diciassette anni alla direzione artistica della mia grande EMI. Un diario costringe a continui fatti con nomi, date e luoghi, per cui la fluidità del racconto sicuramente ne risentirà, ma la mia speranza è quella di aver scritto qualcosa che possa dare un’idea di una visione dall’interno degli uffici di una casa discografica, soprattutto per chi non conosce questo mondo e, cosa non meno importante, lo stato d’animo di un ragazzo che ha mischiato il suo lavoro con il suo hobby preferito, la musica. Voglio inoltre dire grazie a tutte le persone che hanno creduto in me e hanno reso possibile questo mio percorso e sono davvero tante, sia tra i miei superiori o colleghi e tra gli artisti. A quelle poche invece che hanno cercato di mettersi di traverso creandomi qualche difficoltà, voglio dire che io, come un giocatore di rugby con grinta e spalle grosse, sono riuscito a raggiungere la meta, non porto rancore contro nessuno, anzi le difficoltà mi hanno rafforzato. Sono stato un fortunato “pastore di dinosauri”, una razza di artisti che rischia veramente l’estinzione e quando per decenni si parlerà di loro, sarà banale, ma qualche piccolo, piccolissimo, microscopico merito, l’avrò avuto anch’io. Dedico questo lavoro alla mia famiglia d’origine, a mio fratello che fin da piccolo, a Bergamo, mi ha inondato di musica e insegnato a strimpellare la mia prima chitarra, a scrivere canzoni e a suonare stando su un palco nel suo gruppo, i Pako Pako, e come essere affidabili nel lavoro. Ringrazio il grande giornalista Maurizio Becker per la prefazione del libro, così sentita e appassionata, che mi ha realmente commosso. Spero di essermela meritata. Grazie a Vasco Rossi, Angelo Branduardi, Francesco Guccini, Dori Ghezzi che mi hanno riempito d’orgoglio, Roberto Vecchioni perché mi ha scosso dentro e la famiglia di Rino Gaetano per le belle parole. Un sentito ringraziamento allo storico discografico Stefano Senardi, al giornalista, autore e regista Giorgio Verdelli, a Vittorio Costa, avvocato di grossi artisti, a Massimo Cotto, giornalista e scrittore e a Giordano Sangiorgi, patron del meeting delle etichette indipendenti. Grazie a Germano Dantone (Dantone Edizioni) per aver creduto in questo progetto.
Ringrazio infine la giornalista Sonja Annibaldi per il suo prezioso apporto stilistico al libro e per i suoi competenti consigli”.
Mimmo Paganelli, da sempre scopritore di talenti, un monmento dell’azienda
Vasco Rossi
Un bravo discografico, un simpatico compagno, un grande amico
Francesco Guccini
La statura di Mimmo sta nelle responsabilità prese di persona, nel suo amore per il bello
Roberto Vecchioni
Un ottimo produttore, riesce a leggere l’interno della musica e a estrarla
Angelo Branduardi