(Giornale di Vicenza 6 marzo 2018, speciale TAM TAM, Stefano Rossi)
Alan Bedin e la sua voce hanno toccato ambiti diversi negli anni. Coi Sinergia, come solista, con Il Magnetofono, ora con i T&nCò e, sempre, come insegnante.
La tua voce nata da ragazzino come rockettaro…
Si, sono nato in un garage, con le perle del rock che hanno cambiato le generazioni. Poi c’estata la scelta di essere un cantante. Una continua ricerca, sicuramente condizionata da Demetrio Stratos e dalle sue performance in solo. Ma estato solo l’inizio per perfezionare il canto armonico insieme al maestro Tran Quang Hai e applicarlo al canto moderno esistere un filo conduttore nelle mie diverse esperienze éproprio il suono. Piu esattamente il suono universale, il bordone, tonica, la nota continua di fondo. Prima con i Sinergia con l’inserimento della ghironda medievale, poi con il canto armonico e adesso con la tampura, strumento cordofono indiano suonato per accompagnare cantanti musicisti attraverso la risonanza armonica sulla nota fondamentale.
Ora un vinile…
Ho sempre desiderato realizzare progetto su vinile. In Cramps Records seguivo il catalogo storico e ho sempre visto il 33 giri come il simbolo della musica registrata. Due anni fa non ci sono riuscito con Il Magnetofono, ma visto il successo del trio T&nCò in live, quest’anno non ho esitato. E se il nostro progetto si presenta in cd molte persone dopo lo spettacolo preferiscono acquistare il vinile, anche per la veste grafica eseguita dal grafico e fotografo Fabio Lorenzato.
Quando e perche hai riscoperto gli anni 60 italiani?
Ho sempre avuto una propensione all’aspetto melodico, soprattutto quello della canzone italiana; un vanto per noi è stato il cantautorato degli anni 60 nel quale il suono si coniugava con la parola, sviluppando una poesia. E nato così il progetto T&nCò dedicato a Luigi Tenco e ai suoi contemporanei insieme a Marco Ponchiroli al pianoforte e Luigi Sella al sax soprano, clarinetto e flauto barocco. Oltre ai live siamo impegnati a preparare uno spettacolo teatrale con Lorenzo Tonin del gruppo di danza contemporanea Sinedomo Dance Company. Inoltre, da novembre saremo in tour alle isole Mauritius e Sud Africa.
Quale spazio c’è per ricerca e sperimentazione?
Diciamo che nel nostro Stivale la ricerca e la sperimentazione sono sempre state irrilevanti per il mercato, destando pochissimo interesse nelle major discografiche. Dall’America al Giappone siamo visti come paladini e innovatori, ma purtroppo il nostro Paese vede la coltura come una componente legata al passato e non crede nell’innovazione. Come città possiamo ritenerci fortunati abbiamo ancora spazi dove poter esporre o esibire la creatività. Ma manca il pubblico e di conseguenza le nuove leve non sono disposte a rischiare, cadono nel banale e nello scontato prendono a riferimento la televisione, quindi la visione più mercantile e becera dell’espressione artistica.
Domanda ovvia: il futuro?
Sono sempre interessato a crescere e quindi aspetto a braccia aperte qualsiasi progetto mi dia la possibilità di esprimermi. Sto finendo un libro dedicato alla Voce, lo devo ai miei maestri e a tutti coloro che frequentano le mie lezioni. Ho ideato e coordino Hanuman, scuola di musica e danza indiana, e mi impegnerò a divulgare un nuovo punto di vista musicale. Sono diventato papà di Ravi e la mia vita andrà in sua funzione. Cantate e create vibrazioni. C’è bisogno di energia!