La Voce Artistica 2018. MARGA: Il Sentiero della Musica Vocale a cura di Patrizia Saterini e Alan Bedin

La Voce Artistica di Franco Fussi organizza il corso a cura di Patrizia Saterini e Alan Bedin. Il Seminario per cantanti, maestri di canto e logopedisti s’intitolerà “MARGA. Il Sentiero della Musica Vocale. Dalla musica vocale indiana al canto moderno” ® e si svolgerà presso il Laboratorio della Voce e del linguaggio , via Mariani 20, Ravenna.
 Partecipanti: minimo 15 , massimo 22
Ravenna, 27 Aprile 2018
 ORARI: 9,00 (Registrazione) 9,30-13,30/14:30-15:30

Patrizia Saterini

PARTE INTRODUTTIVA
ISTRUZIONI BASILARI
APPLICAZIONI PRATICHE DEL RAGA
15,30-18,30

Alan Bedin

HANGA. Esercizio di uscita e fonazione
GAMAN. Posizionamento e solfeggio visivo dei risonatori
TROAMEI. Dai suoni delle note musicali indiane considerati “mantrici” a nuove tecniche per indirizzare l’energia vibratoria in particolari e specifici punti del corpo fisico.

MIND 108. Pratica utile per disatrofizzare la muscolatura del cantante e alleggerire il cambio di registro.


COSTO: 110 euro (IVA COMPRESA)

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Campi sonori di Gaetano Menna. Cd e vinile bianco di Alan Bedin

La stagione di Tenco

Si intitola “T&nCó” il nuovo progetto di Alan Bedin dedicato a Luigi Tenco e company. Il Cd esce per l’etichetta Ravi Records, mentre l’Lp bianco è stato curato da MP Records. Bedin cantautore ma anche eclettico operatore culturale, performer ed insegnante di canto armonico e contemporaneo da anni accarezzava questo progetto, in parte già sperimentato con la precedente formazione Il Magnetofono. Il nuovo album lo ha inciso in compagnia di due ottimi compagni d’avventura, il pianista Marco Ponchiroli ed il fiatista Luigi Sella ed è molto dipiù di una rilettura dell’universo musicale di Tenco. È uno scavo in profondità passando dal cantautorato, al jazz ed anche dall’amato Demetrio Stratos – nelle sue canzoni ed anche in quelle di altri artisti di una stagione: “Io sono il Vento” (portata a Sanremo, nel 1959, da Arturo Testa), “Ore d’amore” (di Fred Bongusto), “Mondo di uomini” (la versione italiana del brano “It’s a man’s man’s man’s world” di James Brown, cantata da Lucio Dalla, ma il cui testo italiano lo aveva scritto proprio Tenco con Bardotti).

Il trio T&ncò ha presentato il vinile bianco da collezione al Centro Culturale Candiani.

Mercoledì 8 novembre ore 21:00, quarto piano, Centro Culturale Candiani, Mestre (VE). Auditorium in silenzio per ascoltare quello che dovrebbe essere uno dei tanti omaggi ad un grande autore italiano… mentre il pubblico, dopo i primi due brani si corregge e si ravvede sulla serata contribuendo loro stessi all’energia dell’evento. T&nCò infatti è un’esposizione, è frutto di un attento e accurato lavoro di analisi e selezione di materiali sonori con l’obiettivo di ricreare il clima di un’epoca musicale che ha condotto alla nascita del cantautorato italiano e della scuola genovese. Il trio con spontaneità mette in evidenza il ruolo attivo e deciso di un gruppo contemporaneo finalmente libero di esprimere le diverse posizioni nel jazz e nella musica d’ascolto, formando un’opinione consapevole sulle parole in musica di Luigi Tenco e di alcuni suoi contemporanei. La gente è attenta, pronta ad affrontare la serata: risponde alle domande del cantattore, ride e si emoziona alle note dei musicisti. Giochi di note su spazi ampi, coraggiosi arrangiamenti, voce narrante che legge le cronache e le riflessioni dei giornalisti di quegli anni. E’ una grande performance che genera i meccanismi di una “macchina del tempo”. Gli spettatori diventano attori-protagonisti, visitatori lungo un viaggio immerso nella storia in bianco e nero di T&nCò.  All’uscita del teatro acquistano il cd e il vinile come ricordo di un’esperienza relazionandosi con i musicisti, speranzosi che ritorni un giorno quel suono, quell’universo musicale.

Dall’esperienza del canto armonico e dall’amore per lo stile e il bhajan indiano, un nuovo modo di “vedere” la Voce.

La Voce Artistica 2017, Ravenna. “Quello che vi vengo a presentare è un modo, un sistema frutto di un’esperienza con il canto armonico e successivamente praticando lo stile indiano. Quindi pratiche utilizzate da secoli, ma organizzate per avere da subito risultati, certe in realtà nate migliaia di anni prima della nascita di Cristo e portati avanti dal marga Sangita fino ad oggi con i maestri di canto e musica indostana classica, carnatica e desi popolare (…). Dalla respirazione tripartita – metodo che porta ad acquisire una visione orizzontale dell’appoggio, verticale del sostegno, della fonazione con Espansione verso l’esterno – ad esercizi con personalizzati nom tom sillabici – con consonanti e vocali – che direzionano l’attenzione in un preciso risonatore per valutare ed esercitarsi sul Timbro dell’emissione cantata. (info@alanbedin.com)

Ravenna: tutti pronti per il convegno “La voce artistica”. Il canto indiano a servizio del canto moderno e contemporaneo

laVOC17copLA VOCE ARTISTICA Venerdì 27 ottobre 2017
WORLD VOICE. L’INDIA Chairman: Beatrice Travalca Cupillo, Albert Hera
16.40 La musica indiana incontra il jazz-Varijashree Venugopal (India)
17.10 Konnakoll e Carnatic Human Beat Box-Shivaraj Natraj (India)
17.40 Il canto indiano a servizio del canto moderno e contemporaneo
Alan Bedin, Patrizia Saterini, Giovanna Baracca
IL CANTO DIFONICO E LE SUE CONTAMINAZIONI. Chairman: Giuliana Cecchi, Roberta Vannucchi
18.00 WORKSHOP – Poliphonic overtone singing in occidente-Anna Maria Hefele (Austria)
18.30 WORKSHOP – IL CANTO ARMONICO attraverso le analisi acustiche e fisiologiche, con dimostrazioni dal vivo-Trang Quang Hai

Bedin, Ponchiroli, Sella a Veneto Jazz 2017

Veneto Jazz. Ritorna la musica dal vivo in uno degli hotel di charme di Venezia.
Giovedì 26 ottobre allo Splendid Venice Starhotels Collezione, un omaggio all’indimenticato Luigi Tenco e ai suoi contemporanei, da Fred Bongusto a Lucio Dalla, e alle collaborazioni più rinomate della canzone italiana, come Morricone e Salce. Con il progetto “T&nCò”, Alan Bedin (voce), Marco Ponchiroli (piano), Luigi Sella (sax, clarinetto, flauto barocco) creano una miscela esplosiva e intensa in grado di esaltare l’universo del cantautorato italiano, mettendo in luce l’aspetto più nobile, ma anche più libero, del jazz.

Biennale di Venezia? Se Dio esistesse sarebbe un Suono. Con Kader Attia e Xavier Veilhan l’Arte è viva e si sente!

Come promesso volevo esprimermi sulla Biennale in corso a Venezia, volevo dire in calle?! Parto con ironia per manifestare umilmente il mio pensiero sulla Mostra che come ogni anno mi ripaga e nello stesso momento mi innervosisce per qualche contenuto o artista incosciente o all’oscuro del periodo artistico in cui viviamo. Voglio ringraziare l’organizzazione per l’ouverture proposta con opere in tessuto e tappeti lavorati dalla grande Teresa Lanceta, Ernesto Neto e la scoperta Hao Liang, inchiostro e colore su tela (meraviglioso). Amo i tappeti annodati e i lavori a telaio, innegabile (è stato il primo regalo di fidanzamento di mia moglie). Poi ho sottolineato con un musicista in una vernice – finalmante – l’aumentare esponenziale di tele, quadri, opere e materiali ornati dalle vere capacità e tecniche degli artisti, a differenza dei video o documentari della scorsa edizione, con televisori e schermi smisurati che rivestivano più della metà degli spazi espositivi. Era sproporzionato e smobilitante! Vado avanti. A metà della corsa in Arsenale senza pit stop mi perdo nell’opera più entusiasmante della mostra, almeno per un musicofilo e amante del suono come me. (Gridando) Ecco Kader Attia!! Mi vien da ridere nel leggere la nota didascalica nel pannello: “tecnica mista”… Si tratta in realtà di “Narrative Vibration”, l’opera dove l’artista focalizza la sua attenzione sulla questione del suono, partendo dalla musica tradizionale in nord africa e nel Medioriente in cui la voce ha una grande influenza sulla popolazione – tutta – fino ai transessuali, per i quali la trasformazione della voce rappresenta un aspetto cruciale. Attorno al tema del suono, Kader ha quindi immaginato un viaggio, dalle scienze acustiche all’emozione della poesia, trasformando la voce e la posizione che occupa a livello sociale nella cultura araba, in immagine e scultura. Dalla vibrazione al significato, dagli studi di acustica di Herr Chladini al ruolo politico della voce nelle società: dalle persone comuni desiderose di cambiare la propria voce, come i transessuali, alle voci delle grandi dive. Onde elettromagnetiche generate da cantanti diventano vettore artistico per (s)muovere la semola (la società) fatta di grani fini (individui). Suoni acuti e gravi rivelano concetti e mostrano l’azione della natura prima ancora dell’intervento dell’uomo. Appena uscito galvanizzato mi son lanciato dal mio libraio veneziano di fiducia per ordinarmi l’Antologia della musica araba e un formato umano (in inglese) per estorcere facilmente nozioni sul trattato di acustica del buon Chladni.  Dopo lo shock acusmatico ho proseguito guizzando tra i padiglioni industrial a volte più interessanti delle opere fino ad uscire e intravedere delle sfere sonore che guardavano il mitico bacino interno della tanto inutile che meravigliosa Arsenale veneziana, location ormai abitudinaria per il padiglione tricolore, la rappresentanza italiana alla Biennale, lo spazio col portone d’entrata in bronzo monumentale quasi fascista se non fosse per l’asimmetria della struttura, quello in cui tutti sperano che un giorno il nostro Paese riuscirà abbattere l’audience dell’antagonista delegazione artistica giapponese, cinese, thailandese, africana (…). La vedo dura… Infatti anche quest’anno è il turno di Roberto Cuoghi con la sua “Imitazione di Cristo” – che come per tutti da anni – tocca l’arduo compito di indagare, combinare, riflettere, sopravvivere con le continue tradizioni proprie della storia dell’arte italiana. Ancora?! Basta… La storia dell’arte italiana dei libri di scuola per intenderci, di quelle edizioni che si fermano al futurismo del primo ‘900 (per intenderci la versione adorniana con i tre libri colorati diversamente: blu, arancione, verde). Indovina? Di nuovo l’immagine del Cristo e del suo triste crocifisso riproposto e riprodotto come in un laboratorio di “materialismo tecnologico” in un ambientazione palesemente horror post punk da banale laboratorio tipo Hostel con tanto di lettini da sala chirurgica, attrezzi, forni, corridoi gonfiabili (mi è venuto in mente il film di E.T.) celle e pezzi di corpi di cloni ovunque che dovrebbero presentarsi come le prove, i collaudi, i tentativi di imitazioni del Cristo crocifisso, modello Bernini per capirci. Non essendo in alcun modo preparato sull’artista e sulla sua attività, ho analizzato l’istallazione senza alcuna forma di intellettualismo, senza inutili elucubrazioni basandomi quindi sulla reazione opera-visitatore. Io mi domando se per essere sovversivi o furbamente reazionari bisogna ancora toccare, punzecchiare la fede o la spiritualità esteriore che va per la maggiore in Italia. E non parlatemi di ispirazione al testo medievale di dottrina cristiana. Quest’anno in Biennale ha vinto il suono con la sua energia e vibrazione artefice di vita. Se Dio esistesse sarebbe un suono ed è stato comprovato ai Giardini con “Studio Venezia”, istallazione operativa-performativa nel padiglione francese ideata e realizzata da Xavier Veilhan con la strumentazione fornita da Nigel Godrich.

Una novità in Italia! Hanuman. La Scuola di Musica e Danza Indiana

Hanuman, è una delle figure determinanti del Ramayana, poema epico  indiano. Questa affascinante divinità dall’aspetto di scimmia, è figlio spirituale del vento e allievo del sole e personifica la saggezza, la devozione e l’impegno, caratteristiche fondamentali per far nascere una scuola d’arte dove studiare la Musica e la Danza.

Hanuman, la Scuola di Musica e Danza Indiana ha il ruolo di unire la cultura musicale occidentale europea a quella indiana per così offrire agli allievi una nuova prospettiva estetica dove lo studio – non solo della nota, ma anche del suono – porterà ad una nuova forma di pensiero, una nuova dimensione percettiva ed emozionale. Il Centro Artistico Musicale Apolloni e il coordinamento di Alan Bedin vuole aprire un nuovo orizzonte musicale dove poter sviluppare attraverso l’arte antica una nuova scienza. Questa esperienza artistica è rivolta a tutti coloro che vogliono conoscere la danza e la musica in modo nuovo, con o senza una preparazione precedente. Un percorso interiore da affiancare alla propria vita:

  1. Il musicista accademico occidentale che vuole studiare uno strumento o conoscere la tradizione e la teoria della musica indiana (ritmo, intonazione, forma).
  2. I musicisti che suonano già strumenti tradizionali, cantanti o ballerini che vogliono perfezionarsi.
  3. Persone curiose che per contingenze di vita o questioni di lavoro non hanno ancora potuto dedicare un po’ di tempo a se stessi e allo studio di una disciplina.

Il CUCA Centro Urbano Cultura Artistica di Sovizzo (VI) grazie ai suoi spazi e caratteristiche può offrire location ideali per lezioni individuali e collettive insieme a maestri preparati dove poter iniziare o affinare la propria conoscenza e preparazione sulle seguenti discipline:

CANTO INDIANO – BANSURI – SITAR – TABLA – DANZA KATHAK

Ogni corso sarà seguito individualmente da un Maestro con appuntamenti settimanali, momenti d’incontro per lezioni collettive per condividere musica d’insieme e lezioni, laboratori di altre materie funzionali alla propria disciplina.

Una soluzione di studio che garantisce molta pratica ed un rapporto continuo con il proprio insegnante. Durante il corso annuale – inclusi nel programma – ci saranno incontri con specialisti e Senior per garantire un’adeguata preparazione e il giusto punto di vista sulla dimensione del pensare musicale indiano: tecnica e teoria, guida all’ascolto, concetto estetico.

Hommage à Area per Recoaro in Musica. Un concerto di spessore per un pubblico selezionato e attento.

La locandina parla chiaro. L’unico modo oggi per risentire la magia degli Area, omaggio a Giulio Capiozzo e a Demetrio Stratos. Infatti con la kermesse Recoaro in Musica il paese delle Piccole Dolomiti è stato colonizzato da bands e performance di vari artisti e generi. Direi, niente di più funzionale e ai tempi per far rinascere un luogo così affascinante: Recoaro con la Proloco ha infatti delineato una rassegna artistica per tre domeniche di luglio supportati da più sfere d’azione: Radio Stella FM e infine il CUCA di Sovizzo per il coordinamento artistico dell’ultima domenica. Domenica 23 dopo il beat dei Diamanti, la voce di Virna Marangoni di The Voice e Spiriti Liberi, La giornata chiude nel Piazzale della Seggiovia con volumi pesanti e pubblico sfrastornato davanti ad uno spettacolo unico, sia sotto un punto di vista tecnico, che emozionale. Il quintetto capitanato da Chicco Capiozzo (figlio di Giulio) ha omaggiato il gruppo Area International POPular Group insieme ai suoi fedeli compagni di viaggio: Alan Bedi, Milko Merloni, Daniele Santimone e Fabio Russo.

18° Memorial. Cantare le canzoni degli Area per ricordare la grande voce di Demetrio Stratos

Domenica 9 luglio dalle ore 21:30 presso Scipione Castello, località incantevole di Salsomaggiore Terme, il gruppo creato da Chicco Capiozzo, Hommage à Area – formazione che omaggia la musica creata dal gruppo Area International POPular Group –  si è esibita con Alan Bedin alla voce per omaggiare il cantante Demetrio Stratos. Un concerto molto sentito dalla formazione, infatti si trattava del 18° memorial Demetrio Stratos suonato a tutto volume con la presenza della famiglia del cantante scomparso: la moglie Daniela Ronconi con la figlia Anastassia. Dopo l’incontro con l’organizzazione e la visita alla tomba nel piccolo cimitero un sentitissimo concerto, evento culturale di forte interesse per la comunità del paese e dei musicisti e fans curiosi del progetto.

Nel 1972 Giulio Capiozzo e Demetrio Stratos diedero vita al più importante e significativo gruppo italiano, gli Area international popular group, che ha segnato la storia della musica internazionale,distinguendosi dal progressive, calcando per il decennio degli anni settanta un nuovo modo di sperimentare musica che ancora oggi viene ritenuto attualissimo e soprattutto originale. Gli Area sono stati un modello importante per tanti musicisti e cultori di quegli anni e delle nuove generazioni … Christian Capiozzo vuole rendere omaggio al padre Giulio con i pezzi più significativi del repertorio calcando passo per passo la storia del gruppo , facendo un tuffo nel passato…… in quel mondo magico dove il bello di trovarsi, aggregarsi e fare musica in senso totale era davvero rivoluzionario…!
Chicco Capiozzo : batteria
Daniele Santimone: chitarra
Fabio Russo: ARP Odyssey, tastiere
Milco Merloni: Basso e Contrabbasso
Alan Bedin : Voce e ghironda