«Classic Rock» non è la destinazione più naturale per un disco come MUSICA SPONTANEA, (…) ma la vibrazione di ogni sua singola nota è molto più rock di tante vuote schitarrate
[Maurizio Becker, Classick Rock, #149 Novembre 2025]
Come scrive Renzo Cresti nelle note di copertina, “Mezzo secolo or sono, Demetrio Stratos aveva liberato la voce, lanciandola in acrobazie inusitate. Voce e strumenti sono preparati e ci offrono momenti ora incendiari e sconvolgenti ora intimistici ed emozionanti, che avvolgono l’ascoltatore e lo scombussolano, mettendo in crisi i riferimenti musicali consueti”. «Classic Rock» non è la destinazione più naturale per un disco come MUSICA SPONTANEA, eppure il nome di Stratos risuona ancor forte in molti di noi e quindi ci sembra giusto segnalare questa coraggiosa operazione di Alan Bedin, che riparte dalle sperimentazioni del greco per buttarsi senza rete in un viaggio nelle possibilità espressive della voce umana.
copertina di Classic Rock, Collector’s Edition, Novembre 2025, Spera Editori
Secondo Lorenzo Pagliei, “Alan si avventura oltre le colonne d’Ercole della voce quotidiana e della voce d’arte, e […] sin dal primo suono ci fa entrare in un mondo mitico, pieno di sorprese, incanti, suoni inusitati, orrorosi o meravigliosi”. L’ascolto è ostico, respingente, nessuna piacevolezza, nessuna concessione, ma la vibrazione di ogni singola nota è molto più rock di tante vuote schitarrate. Con Alan Bedin vanno citati anche Edoardo Piccolo, Saverio Tasca e un certo Paolo Tofani. Lassù Demetrio sorride felice, ne siamo certi.
MUSICA SPONTANEA più che un concetto è una prassi che vuol realizzare un approccio al suono diretto, immediato e impulsivo, che non parte da elementi pre-costituiti, come per esempio gli standard nel jazz, ma celebra il suono con una sorta di rito di evocazione. Fatti salvi i condizionamenti che ogni musicista si porta addosso a causa della sua educazione e delle esperienze fatte, nella musica spontanea si vuole partire dal nulla, o meglio, da elementi minimali e un po’ casuali, da un gesto istintivo dal quale precipitano i suoni, che si mettono a disposizione del gruppo di interpreti, i quali, umilmente, ascoltano ed elaborano, trasfigurano ed elevano gli spunti sonori iniziali a dignità d’arte. Oltre un secolo fa, i futuristi avevano sdoganato il rumore, parificandolo al suono. Mezzo secolo or sono, Demetrio Stratos aveva liberato la voce, lanciandola in acrobazie inusitate: voce liquida, risonanziale, con moto melodico, pulsionale, infantile, prosodica, flautata, diafonica etc., legandola a un’improvvisazione che aveva lo scopo di scoprire suoni primordiali e liberare la loro energia (il grande cantante performer viene omaggiato nel brano “Segmenti”).
I punti di riferimento principali al nuovo lavoro di Alan Bedin, MUSICA SPONTANEA, sono basati sul concetto di liberazione. Molte sarebbero le dinamiche da aggiungere, come quelle che fanno capo a John Cage, a Walter Marchetti, Juan Hidalgo (Gruppo Zaj), alla Cramps Records, al Gruppo Fluxus, all’elettronica incolta, a Paolo Castaldi (col suo solfeggio parlato), David Tudor, Alvin Lucier, Luigi Nono, alla performance improvvisativa, all’happening, alla musica indiana e a molto altro. Il tutto ben metabolizzato e incarnato, per fare un passo oltre.
Ben tre sale diverse sono state allestite dal sound engineer Edoardo Piccolo per questo lavoro, in ognuna vi è un’acustica differente e vi sono posizionati vari strumenti. Di straordinario interesse e novità è la stanza in cui sono state montate tre lastre in alluminio a semicerchio e una grancassa, su ciascuna lastra e sulla grancassa sono stati sistemati dei diffusori che per contatto trasmettono vibrazione alla superficie sulla quale sono installati, producendo sonorità inaudite.
21 maggio 2024. La prima “Stanza del Suono” costruita all’Aproblema Studio (PD) per la registrazione del disco dal team di Edoardo Piccolo, Anna Barato e Walter Bassi.5 luglio 2025, Mondi Futuristi Contemporanei, Desenzano del Garda. Alan Bedin e Edoardo Piccolo presentano dal vivo il funzionamento della “Stanza del Suono” con una performance inaugurale di “Musica Spontanea”.
Bedin parte da una cellula sonora, scritta e realizzata semiograficamente, per poi espanderla e trasfigurarla improvvisando. L’immagine è suscitatrice di suoni, per esempio in “Zeppelin LZ-129” vi sono stimoli che partono da fumetti. La voce agisce spesso da collante fra varie situazioni sonore, realizzando uno spazio/tempo diversi cato ma coerente, quasi fosse un organismo biologico, vivente. La voce è l’elemento che ci fa attraversare lo specchio, che ci porta dalla realtà quotidiana a qualcosa che sta al di là, si approda così a una dimensione altra, come nel primo brano dell’album, “Caronte”. Da una parte la voce viene intesa come qualcosa di futuribile, dall’altra rimanda a un archetipo antichissimo, che sta prima del linguaggio formalizzato. Si ascolti “Pendulum” Voce perpetua, brano nel quale assieme alla voce vi è una poliritmia che funge da motore. La Voce e gli strumenti sono preparati e ci o rono momenti ora incendiari e sconvolgenti ora intimistici ed emozionanti, che avvolgono l’ascoltatore e lo scombussolano, mettendo in crisi i riferimenti musicali consueti.
17 giugno 2025, Conservatorio di Vicenza, Dipartimento di Musica Elettronica. Il duo Bedin-Piccolo presenta “Caronte” e “Segmenti” per voce e lastre metalliche con dispositivo elettroacustico. Edoardo Piccolo si occupa dell’elaborazione e sintesi dei suoni per “Musica Spontanea”, realizzata dal vivo in occasione dell’evento coordinato da Lorenzo Pagliei.
MUSICA SPONTANEA è un’epifania.
Se l’omologazione e il consumismo sono fra i pericoli maggiori per una vita consapevole, per un’arte indipendente, per una musica di qualità, se l’attuale livellamento culturale porta a prodotti standard, il lavoro di Alan Bedin va in direzione contraria, dimostrando come sia possibile entrare a cuneo negli stritolanti meccanismi della mercificazione, aprendosi spazi di vera creatività, schietta e sincera, come risulta benissimo da questo lavoro. Fantasia, inventiva, estro, vena ispiratrice sorreggono la spontaneità evocata dal titolo, liberando un’istintività e un’impulsività che dona forza e vitalità alle 10 parti in cui è suddiviso l’album.
Naturalezza e vigoria che derivano dall’improvvisazione tra il vibrafono di Saverio Tasca e la Trikanta Veena di Paolo Tofani, ma il metodo che sorregge l’intero lavoro è tutt’altro che empirico. Vi è la consapevolezza della forma nell’elaborazione del suono di Edoardo Piccolo, il frammento di una pietra che diventa una laringe con il feedback delle lastre (in “La pietra del Maestro”), lo shimmer, le linee di ritardo spettrali, il sequencer (in “Pendulum”), le lamiere incurvate e perturbate, il minimalismo rumoristico, la vocalità orientale, arricchita, sporcata, trasfigurata, i giochi di luce e oscurità, tutto trova una sistemazione formale.
Aproblema Studio, Campo Sampiero (PD). Paolo Tofani con la sua Trikanta Veena durante la registrazione di “Spontaneus”. Nel fondo a dx Saverio Tasca, a sx l’assistente Walter Bassi e di schiena Edoardo Piccolo durante la trasduzione in diretta del suono del chitarrista all’interno dell’adiacente Stanza del Suono. E’ magia…Aproblema Studio, Campo Sampiero (PD). Saverio Tasca durante le riprese di “Pulsionale” con il suo vibrafono preparato, ideato per accompagnare le consonanti e le vocali del performer Alan Bedin. La performance è stata registrata in due stanze separate per poi trasdurre il suono nella Stanza del Suono.
In “My Mind”, sulla base del Rāga Bhairavi, la voce si articola sul bordone di un harmonium indiano, traducendo su lastra la relazione rāga/rāsa, inteso quale fonte energetica, energia cosmica, universale, fonte di vita e di spiritualità. Si potrebbe parlare di una gestualità anarcoide e di una creatività della follia o del sogno le quali trovano, infine, nell’insieme del lavoro, la loro naturale collocazione. In tal senso è MUSICA SPONTANEA, affrancata dal mercato, quasi redenta in un suo spazio che potremmo chiamare rituale, indipendente e franca, ma anche ben lavorata grazie all’intuito da veri musicisti, che fiutano le esigenze formali anche standone lontano.
Partitura vocale di “My Mind” di Alan Bedin, realizzata con notazione musicale indiana rispettando l’identità del raaga Bhairavi (senza testo). La semiografica personale del performer consente di trascrivere e riprodurre la composizione in Akar senza perdere cellule o momenti importanti. Il brano può essere riprodotto da qualsiasi musicista o cantante esperto di musica classica indiana.
Non v’è cenno di artificio e a affettazione, tutto scorre sincero nel susseguirsi e nell’accavallarsi di timbri, atmosfere, situazioni rumoristiche e momenti sonori. Direbbe Nietzsche che è musica che nasce come un ruscello da necessità naturali e scorre genuina seguendo il proprio destino. MUSICA SPONTANEA si abbandona autentica regalandoci un ascolto attivo e innovativo, mille miglia lontano dai prodotti mercificati, per regalarci una musica viva, dinamica, che produce energia, grazie alla vigorosa operatività di Alan Bedin.
Alan Bedin realizza un tributo al geniale artista scomparso. Un lavoro che mette in luce anche le estetiche di Fluxus, Walter Marchetti, Luigi Nono, Paolo Castaldi, e molto altro ancora.
VISIONI/Musica. Alan Bedin realizza un tributo al geniale artista scomparso. Un lavoro che mette in luce anche le estetiche di Fluxus, Walter Marchetti, Luigi Nono, Paolo Castaldi, e molto altro ancora.
Paolo Tofani, Edoardo Piccolo, Alan Bedin, Saverio Tasca
[Guido Festinese, Il Manifesto, 5 luglio 2025]
Demetrio Stratos è stato la voce dell’oltranza. Negli anni ’70, a cascata in tutti i decenni successivi, e fino a oggi. Oltranza come non-luogo della musica dove si incontravano sperimentazione estrema sulle possibilità vocali umane e popular music del bordo più affilato e provocatorio con gli Area, melodie sciamaniche e suono puro ammaestrato con una destrezza e una determinazione di rado eguagliata. Nella scia preziosa di Demetrio si sono mossi e si muovono tra gli altri, ognuno con le proprie peculiarità, John De Leo, Boris Savoldelli, Claudio Milano.
Ora aggiungiamo un tributo prezioso che non è mero citazionismo, percorso pedissequo a ridosso delle impronte lasciate da Demetrio, ma che l’opera di Stratos incorpora ed amplifica. Forse il qui e ora di come lavorerebbe Stratos, se non fosse stato strappato via da questo mondo troppo presto, come dicevano gli antichi, come succede a chi è caro agli dei. Esce in questi giorni per Artis Musica Spontanea / Omaggio a Demetrio Stratos di Alan Bedin, dieci «stazioni» vocali e strumentali estreme eppure godibili, per le impressionanti voragini di suono che scoperchiano, e che mettono in conto anche le estetiche di Fluxus, Walter Marchetti, Luigi Nono, Paolo Castaldi, e molto altro ancora.
SUONO, racconta nelle note Renzo Cresti, «come rito di evocazione» che scaturisce da un primo puro gesto istintivo, e viene «via via elaborato, trasfigurato ed elevato». Tre diverse sale di registrazione implicate nella ripresa sonora quest’opera, e da segnalare in particolare gli affascinanti risultati dello studio in cui sono state montate tre lastre in alluminio disposte a semicerchio e una grancassa, elementi sui quali sono stati posizionati diffusori acustici che per contatto ritrasmettevano le vibrazioni alle superfici, creando sonorità letteralmente inaudite. Decisamente importante citare chi ha contribuito a questo straordinario viaggio sonoro nel segno di Demetrio, e oltre: Edoardo Piccolo che ha elaborato il suono, Paolo Tofani colonna degli Area con il suo attuale cordofono futuristico Trikanta Veena, il vibrafonista e percussionista Saverio Tasca, che ricordiamo sia in ambito jazz, sia come membro di un gruppo notevole e sperimentale coevo degli Area che furono, gli Opus Avantra.
MONDI FUTURISTI CONTEMPORANEI dal 5 al 23 luglio 2025 presso la Galleria Gian Battista Bosio a Desenzano del Garda (BS)
Sarà inaugurata sabato 5 luglio 2025 alle ore 16.00 “Mondi Futuristi Contemporanei”, esposizione collettiva ospitata alla Galleria Civica Gian Battista Bosio di Desenzano del Garda (Bs) che vuol riflettere sull’influenza del Futurismo sull’arte contemporanea. Curata da Matteo Vanzan e organizzata in collaborazione con U.F. Ultimi Futuristi, Pathos Acoustics e Artis Records, la mostra si articola in un percorso di pittura, scultura, fotografia, installazioni e performance che tracceranno una linea di congiunzione con l’esposizione, ospitata al Castello fino al 26 ottobre, “Mondo Futurista”.
Fino al 23 luglio le opere di Matteo Alfonsi, Alan Bedin, Beppe Borella, Manuel Bravi, Dropsy, Kayone, Elena Ketra, Luciveloci, Naby e Beatrice Sheridan, si inseriranno nel dialogo con la storia contemporaneizzando i concetti di energia, rivoluzione, progresso e tecnologia in un’estasi estetica intrecciandosi con la nostra società, cultura ed ambiente.
“Attraverso una molteplicità di linguaggi visivi e sperimentazioni espressive”, afferma il curatore Matteo Vanzan “ ‘Mondi Futuristi Contemporanei’ si propone di essere una piattaforma di riflessione sul lascito e sulla trasformazione dei principi cardine del Futurismo nel contesto artistico e sociale attuale. Il dinamismo, l’ibridazione tra uomo e macchina, la celebrazione del movimento e della velocità diventano strumenti per indagare i contrasti della contemporaneità: dall’iperconnessione digitale alla crisi ambientale, dalle derive del progresso all’estetizzazione della tecnologia”. Le opere in mostra, concepite come dispositivi relazionali o esperienze immersive, non si limitano a rendere omaggio all’avanguardia storica, ma ne disinnescano i presupposti ideologici per restituirli sotto forma di critica o reinvenzione. In questo contesto, l’arte assume un ruolo attivo, capace di sovvertire o potenziare i miti moderni del futuro. L’interazione tra spazi, corpi e materiali attiva nello spettatore una partecipazione diretta, invitandolo a interrogarsi sulle derive del presente. La mostra diventa così un laboratorio vivo, dove il Futurismo si rivela non come stile del passato, ma come lente attraverso cui osservare le metamorfosi del nostro tempo.
L’evento inaugurale di sabato 5 luglio alle ore 16.00 sarà dedicato alla performance Musica Spontanea del compositore e interprete di canto contemporaneo Alan Bedin, con la partecipazione del performer elettronico Edoardo Piccolo, che accompagnerà l’installazione omonima presente in mostra. La performance si propone di instaurare un dialogo diretto che parte dalla ricerca sonora futurista fondata sugli Intonarumori di Luigi Russolo arrivando fino all’orientalismo e alla ricerca vocale di Demetrio Stratos degli Area, dando vita ad un’opera unica nel suo genere, in cui il suono puro della voce si fonde con la sintesi e la manipolazione elettronica. Ne risulterà un’esperienza sonora senza precedenti: per la prima volta sarà possibile “vedere” la voce attraverso la sua modulazione su lastre metalliche, trasformando così la musica in una forma d’arte visiva a tutti gli effetti.
INFORMAZIONI
Mondi Futuristi Contemporanei [dal 5 al 23 luglio 2025] @ Galleria Gian Battista Bosio – piazza G. Malvezzi, Desenzano del Garda (BS)
A cura di Matteo Vanzan
Orari lunedì chiuso – martedì e mercoledì 10.30 – 12.30 giovedì e venerdì 16.30 – 20.00 – sabato e domenica 10.30 – 12.30 / 16.30 – 20.00
Sabato 28 giugno alle ore 16.00, in occasione della mostra “Surrealismo e Fantastico: the infinite madness of deams”, curata da Matteo Vanzan fino al 31 agosto 2025, il Centro Culturale A. Bafile di Caorle (Ve) ospita in via esclusiva “Musica spontanea: omaggio a Demetrios Stratos”, esposizione sonora dell’artista e performer vicentino Alan Bedin, cui seguirà l’incontro e la visita guidata alla mostra con il curatore.
“La mostra ospitata al Centro Culturale Bafile” afferma il curatore Matteo Vanzan “segue i successi degli anni passati con gli eventi dedicati a Andy Warhol e alla Street Art internazionale. Quest’anno abbiamo presentato un’indagine che celebra l’inconscio, la fantasia e l’infinita follia dei sogni attraverso un excursus che, dal Surrealismo di Andrè Breton, arriva fino ai giorni nostri intersecando arti visive, poesia e musica”. Accanto alle opere di Salvador Dalì, Max Ernst, Leonor Fini, Maurice Henry, Max Herold, Wilfredo Lam, André Masson, Roberto Sebastian Matta, Joan Mirò e Graham Vivian Sutherland, il pubblico potrà ammirare alcune tra le copertine di album musicali più iconiche della storia, come “The Division Bell” dei Pink Floyd, “In the Court of the Crimson King”, “Innuendo” dei Queen e l’emblematico “Dangerous” di Michael Jackson. Questa sezione della mostra mette in luce, ancora una volta, il profondo legame tra pittura e musica, evidenziando come gli artisti non si siano limitati a realizzare semplici copertine, ma autentiche opere d’arte. Un dialogo che si rinnova oggi con la cover di “Musica spontanea”, firmata dall’artista Roberto Floreani, che ne rappresenta il naturale completamento.
L’opera di Alan Bedin, che trova la preziosa collaborazione del chitarrista degli Area Paolo Tofani, ha l’obiettivo di presentare l’ultimo progetto dell’artista, un’opera di Nuova Musica realizzata dal team di Artis Records, in cui il suono puro della voce si integra con una sintesi e una lavorazione elettronica, dando vita a un’esperienza sonora senza precedenti.
“In questo dialogo musicale” afferma Alan Bedin, “non faccio quasi mai uso di un linguaggio condizionato dalla logica (lettura asservita allo scritto). E nei casi in cui lo utilizzo è impossibile farmi capire. Ecco perché uso l’onomatopea: per convogliare il gesto nel suono. La materia e il corpo parlano tra loro e risuonano: l’uno eccita l’altro e viceversa in una forma di comunicazione tanto tecnologica, quanto primitiva. Esprimere le mie idee attraverso il materiale concreto è archetipo, origine”. L’installazione è visivamente caratterizzata da un giradischi professionale con il nostro vinile arancione da collezione, un amplificatore integrato, un preamplificatore phono e due altoparlanti di alta qualità costruiti per l’occasione capaci di diffondere il suono a livelli senza precedenti. Questo appuntamento sarà accompagnato non solo da un impianto acustico distintivo e di elevata qualità audio, ma anche dall’artista stesso che presenterà il disco e la sinergia instaurata tra i vari partner coinvolti.
Conclude Matteo Vanzan: “è un grande piacere ospitare in una mostra che racconta la nascita e gli sviluppi dell’ultima avanguardia storica un artista come Alan Bedin, capace di inserirsi nel dialogo della ricerca sonora che nasce da Luigi Russolo e che si dirama attraverso il ‘900 con artisti quali Cage, Zorn e Mike Patton. Questo evento si inserisce nel calendario di presentazione di “Musica Spontanea” che precede la sua prima installazione istituzionale nella mostra “Mondi Futuristi Contemporanei” ospitata dal 5 luglio alla Galleria Civica Gian Battista Bosio di Desenzano del Garda (Bs), con il coordinamento tecnico di Edoardo Piccolo, nella mostra collaterale a quella dedicata al Futurismo ospitata al Castello”.
Cos’è la voce? È una domanda difficile ma a volte è giusto farsi le domande importanti. Possiamo dire che la voce è un mezzo di espressione e di comunicazione che si manifesta sia attraverso i suoni che provengono dai meandri più intimi dell’essere umano sia attraverso il linguaggio. Inoltre la voce può trasformarsi in canto, quel fenomeno che in tutte le tradizioni musicali rappresenta qualcosa in più, qualcosa di speciale di cui ogni cultura è estremamente gelosa. Il canto, infatti, costituisce una traccia fondamentale di ogni tradizione e spesso è in rapporto diretto con il rito e lo spirituale. D’altro canto la voce è anche comportamento vocale pre-semantico: gemito, lamento, riso, sbadiglio, sofferenza, grido, ira, avvertimento, spavento, gioia.
Il Prof. Lorenzo Pagliei, docente di musica elettronica al Conservatorio di Vicenza spiega al pubblico in sala la performance del brano “Caronte” di Musica Spontanea per voce e lastre metalliche con dispositivo elettroacustico.
Ma ascoltando Alan Bedin, dove siamo? Che voce è? Cosa esprime? Alan si avventura oltre le colonne d’Ercole della voce quotidiana e della voce d’arte. Come un navigatore temerario dei tempi antichi, Alan esplora un territorio pressoché sconosciuto in cui, tuttavia, veleggia con destrezza – come già fece Demetrio. Sin dal primo suono ci fa entrare in un mondo mitico, pieno di sorprese, incanti, suoni inusitati, orrorosi o meravigliosi. Il suo Caronte ci spaventa, e come potrebbe essere diversamente? Da quel momento non si torna più indietro e si procede per successive meraviglie proprio come in un’avventura epica. I ritmi interni delle articolazioni vocali sono ampliati dai mezzi elettroacustici che vi aderiscono perfettamente creando paesaggi inauditi che non risultano mai sterilmente tecnologici ma poeticamente organici.
Alan Bedin durante l’esibizione al Conservatorio di Vicenza per ‘Ricordando il Futuro’, Martedì 17 Giugno 2025
Nella mente dell’ascoltatore si tesse gradualmente un teatro immaginario di qualità letteraria senza parole, costituito da suoni inquieti, cullanti, spaventosi, visionari: è un’esperienza assolutamente onirica. È come se fossimo catapultati istantaneamente in un poema epico, quel luogo della mente ove le figure, le gesta, i dettagli e i paesaggi diventano mitici: in quel luogo il tempo è fermo e diventa eterno. Siamo dunque di fronte a un’epica della voce, un poema epico della voce: un phonema epico. (Lorenzo Pagliei)
ALAN BEDIN. Musica Spontanea Esposizione Sonora (37’49”) Ascolto integrale del vinile originale con Phatos Acoustic presso il Conservatorio di Vicenza. Da destra Lorenzo Pagliei, Coord. artistico performativo per “Musica Spontanea”, Alan Bedin e Edoardo Piccolo, musicista e performer elettronico.
La Soglia del Suono, scelta per la copertina di questo disco, è una declinazione della mia ultima serie pittorica relativa alle Soglie e mantiene la sua peculiarità di rappresentare la possibilità di un attraversamento, di un passaggio verso l’altrove, verso altri mondi, verso altri luoghi, verso altri significati, verso altre forme espressive. La cosa importante quindi non è cosa ci sia oltre la soglia, ma cosa accada lungo il percorso, che significato abbia l’avvicinamento, la contaminazione, la sua stessa ragione di esistere. La storia dell’Astrattismo mantiene un rapporto privilegiato con la musica: da Kandinskij e i suoi ambienti musicali, dove la pittura rappresenta e significa la musica stessa, al punto da poter considerare le musiche di Debussy come la scaturigine dell’Astrazione stessa, fino all’Intonarumori del futurista Russolo che inaugura la stagione irregolare e innovativa della prima Avanguardia Storica del Novecento.
Ebbene le Soglie, l’esito della mia ricerca più recente, trovano una sorta di contaminazione naturale con la MUSICA SPONTANEA. Laddove le Soglie sono in grado di trasmettere un messaggio di natura spirituale, la MUSICA SPONTANEA “celebra il suono con una sorta di rito di evocazione” (R. Cresti): dove le stratificazioni pittoriche consegnano una storia, i suoni “precipitano” sovrapponendosi, sostituendosi uno all’altro in un’ebbrezza di liberazione che Alan Bedin evoca con la suo voce polifonica. La mia vicenda espositiva compie quest’anno quarant’anni, così come la MUSICA SPONTANEA approda alla sua lettura di oggi carica delle esperienze storiche che dal Futurismo attraversano i sapienti anni ’60 e ’70 di John Cage e poi dal Gruppo Zaj a Fluxus, dove vita, arte e musica si fondono in un significato unico e poi da Paolo Castaldi a Luigi Nono, alle improvvisazioni e alla musica indiana. Alan Bedin affronta l’idea di fare “un passo oltre”, la sua “epica della voce”, i suoi “suoni inquieti, cullanti, spaventosi, visionari”, rappresentano il desiderio di superare i confini consueti, conosciuti, sperimentati. Intenti che s’identificano perfettamente con l’esito finale della suggestione della Soglia, che si manifesta per stimolare il suo superamento, oppure per significare la possibilità dell’esistenza di un altrove carico di significato da ricercare (Roberto Floreani).
Sala espositiva “SOGLIE. Tempo del prima – Tempo del poi” Museo Diocesano di Vicenza. Da sinistra: Filippo Florian, Saverio Tasca, Edoardo Piccolo, Luca Zanini, Alan Bedin, Roberto Floreani, Antonio Oak Carrara, Gaetano Zanini
Del resto si sarà stato un motivo se nei ruggenti anni ’60 romani, le inaugurazioni degli astrattisti di quella stagione memorabile comprendevano regolarmente improvvisazioni di Musica Contemporanea. Ci sarà stato un motivo allora: oggi, da “artista totale” come vengo spesso raccontato, non potevo che abbinare la mia ricerca alle “sonorità totali” di Alan e della sua MUSICA SPONTANEA. Inevitabile.
Cosa c’è da aspettarsi dall’Esposizione Sonora (37’49’’) di “Musica Spontanea”, l’ultima creazione di Alan Bedin? Sicuramente uno sconvolgimento di quello che si può pensare da un’inaugurazione o da una presentazione di un disco. Subito si penserebbe alla performance dal vivo degli artisti che si sono impegnati alla produzione e realizzazione del disco. No! Stavolta no. Anzi, mai come stavolta sarà importante la riproduzione della Musica, del Suono quello registrato su supporto . Infatti l’Esposizione Sonora 37’49” è l’ascolto integrale del vinile arancione da collezione dove nel suo solco è impressa, scalfita l’opera. Musica Spontanea non vuole essere estetica o di intrattenimento, ma bensì estatica perché questo disco è un’ipotesi. Una vera destrutturazione della voce umana per realizzare un nuovo linguaggio che si può percepire con un immersione completa dell’ascolto. Un ascolto libero, incondizionato senza aspettative ma con la voglia di aprire le porte della percezione.
Alan Bedin durante le riprese all’Aproblema Studio di Camposampiero (Padova)
L’Esposizione Sonora 37’49” di “Musica Spontanea”, l’ultima straordinaria creazione di Alan Bedin, si presenta come un’esperienza unica e rivoluzionaria. Non si tratta di una semplice vernissage con una performance dal vivo degli artisti coinvolti nella produzione del disco, ma di un’immersione profonda nell’universo sonoro plasmato da Bedin insieme ai suoi compagni di viaggio. Al centro dell’evento ci sarà la riproduzione integrale del suono inciso su vinile, dove ogni nota e ogni sfumatura sono state attentamente scolpite dalle mani esperte di Edoardo Piccolo. Musica Spontanea va oltre l’estetica e l’intrattenimento: è un’esperienza estatica che rompe le barriere convenzionali, proponendo una nuova visione in cui la voce umana viene destrutturata per dar vita a un linguaggio innovativo, percepibile solo attraverso un ascolto totale e senza riserve da parte del pubblico.
L’artista ha coniato questo il termine specifico di “Esposizione Sonora” per descrivere l’esperienza di ascolto integrale del vinile originale con Phatos Acoustic, azienda leader nella costruzione di impianti audio di alta fedeltà. L’esposizione sarà accompagnata da un impianto acustico di elevata qualità, che garantirà un’esperienza sonora unica.
Ognuno avrà un ruolo importante da svolgere! Questa volta, il mio ascoltatore non sarà più semplicemente passivo, ma parteciperà attivamente all’ascolto, proprio come me durante l’emissione della voce. Il mio disco si concluderà con il pubblico che sarà invitato a raggiungere uno stato di assenza di ogni bisogno, specialmente quello di comprendere tutto immediatamente. Dietro la musica, ancor prima del Suono, c’è l’ascolto. Tutto si fonda sul tempo dell’Esposizione e sulla capacità di ascoltare attentamente. La crescita spirituale e artistica non è affatto semplice: richiede di imparare a meditare e soprattutto di dedicare all’ascolto uno spazio significativo
Alan Bedin
Calligramma “Caronte” realizzato da Valentina Mazzamurro per il componimento dell’autore
Preparatevi a un viaggio sonoro che vi aprirà la mente e vi inviterà ad accogliere il suono senza aspettative né pregiudizi. Sarà un’esperienza unica che vi spingerà a esplorare nuovi orizzonti e a riscoprire il potere del suono come mezzo per superare i confini e scoprire nuove dimensioni in maniera autentica. Spontanea.
Con la collaborazione di Cramps Music srl, il progetto discografico prende avvio in formato digitale e “liquido”, ottenendo un discreto successo soprattutto tra gli appassionati di musica contemporanea e progressive internazionale. Questo progetto richiama l’atmosfera degli anni ’70 della storica etichetta Cramps, che ha segnato la “Nova Musicha” grazie alla creatività di Gianni Sassi e alla direzione artistica di figure come Walter Marchetti. Tra i titoli più significativi si ricordano le opere di artisti unici e irripetibili quali John Cage, Robert Ashley e Demetrio Stratos, a cui è stato dedicato il lavoro di “Musica Spontanea”. Prima dell’uscita del supporto fisico e cartaceo, il pubblico avrà l’opportunità di esplorare l’universo sonoro di Alan Bedin, attraverso la sua voce e il nuovo linguaggio espressivo al servizio del suono. In questo contesto, l’ascoltatore assume un ruolo fondamentale, diventando parte integrante del processo creativo insieme alla sintesi e all’elaborazione sonora curata con maestria da Edoardo Piccolo nella “Stanza della Musica”, ambiente vibrante grazie alle note di Saverio Tasca e Paolo Tofani.
Alan Bedin e Paolo Tofani durante le riprese presso Aproblema Studio, Camposanpiero, Padova
Si crea qualcosa di fantastico: è un fenomenoche prende vita. E’ qualcosa che nasce dal niente e potrebbe finire con il tutto.