Renzo Cresti per Musica Spontanea: oltre Demetrio

MUSICA SPONTANEA più che un concetto è una prassi che vuol realizzare un approccio al suono diretto, immediato e impulsivo, che non parte da elementi pre-costituiti, come per esempio gli standard nel jazz, ma celebra il suono con una sorta di rito di evocazione. Fatti salvi i condizionamenti che ogni musicista si porta addosso a causa della sua educazione e delle esperienze fatte, nella musica spontanea si vuole partire dal nulla, o meglio, da elementi minimali e un po’ casuali, da un gesto istintivo dal quale precipitano i suoni, che si mettono a disposizione del gruppo di interpreti, i quali, umilmente, ascoltano ed elaborano, trasfigurano ed elevano gli spunti sonori iniziali a dignità d’arte. Oltre un secolo fa, i futuristi avevano sdoganato il rumore, parificandolo al suono. Mezzo secolo or sono, Demetrio Stratos aveva liberato la voce, lanciandola in acrobazie inusitate: voce liquida, risonanziale, con moto melodico, pulsionale, infantile, prosodica, flautata, diafonica etc., legandola a un’improvvisazione che aveva lo scopo di scoprire suoni primordiali e liberare la loro energia (il grande cantante performer viene omaggiato nel brano “Segmenti”).

© 2025 Francesco Marangoni. Alan Bedin con la partitura di ‘Cones Varion Ta’, serigrafata sulla lastra sonora presentata in luglio 2015 presso la mostra “Mondi Futuristi Contemporanei” presso la Galleria Civica Gian Battista Bosio di Desenzano del Garda.

I punti di riferimento principali al nuovo lavoro di Alan Bedin, MUSICA SPONTANEA, sono basati sul concetto di liberazione. Molte sarebbero le dinamiche da aggiungere, come quelle che fanno capo a John Cage, a Walter Marchetti, Juan Hidalgo (Gruppo Zaj), alla Cramps Records, al Gruppo Fluxus, all’elettronica incolta, a Paolo Castaldi (col suo solfeggio parlato), David Tudor, Alvin Lucier, Luigi Nono, alla performance improvvisativa, all’happening, alla musica indiana e a molto altro. Il tutto ben metabolizzato e incarnato, per fare un passo oltre.

© 2025 Francesco Marangoni. Alan Bedin durante l’Esposizione musicale “Musica Spontanea” (37’49”) presso una sala della mostra “Surrealismo e Fantastico: the infinite madness of dreams”, Caorle (VE)

Ben tre sale diverse sono state allestite dal sound engineer Edoardo Piccolo per questo lavoro, in ognuna vi è un’acustica differente e vi sono posizionati vari strumenti. Di straordinario interesse e novità è la stanza in cui sono state montate tre lastre in alluminio a semicerchio e una grancassa, su ciascuna lastra e sulla grancassa sono stati sistemati dei diffusori che per contatto trasmettono vibrazione alla superficie sulla quale sono installati, producendo sonorità inaudite.

21 maggio 2024. La prima “Stanza del Suono” costruita all’Aproblema Studio (PD) per la registrazione del disco dal team di Edoardo Piccolo, Anna Barato e Walter Bassi.
5 luglio 2025, Mondi Futuristi Contemporanei, Desenzano del Garda. Alan Bedin e Edoardo Piccolo presentano dal vivo il funzionamento della “Stanza del Suono” con una performance inaugurale di “Musica Spontanea”.

Bedin parte da una cellula sonora, scritta e realizzata semiograficamente, per poi espanderla e trasfigurarla improvvisando. L’immagine è suscitatrice di suoni, per esempio in “Zeppelin LZ-129” vi sono stimoli che partono da fumetti. La voce agisce spesso da collante fra varie situazioni sonore, realizzando uno spazio/tempo diversi cato ma coerente, quasi fosse un organismo biologico, vivente. La voce è l’elemento che ci fa attraversare lo specchio, che ci porta dalla realtà quotidiana a qualcosa che sta al di là, si approda così a una dimensione altra, come nel primo brano dell’album, “Caronte”. Da una parte la voce viene intesa come qualcosa di futuribile, dall’altra rimanda a un archetipo antichissimo, che sta prima del linguaggio formalizzato. Si ascolti “Pendulum” Voce perpetua, brano nel quale assieme alla voce vi è una poliritmia che funge da motore. La Voce e gli strumenti sono preparati e ci o rono momenti ora incendiari e sconvolgenti ora intimistici ed emozionanti, che avvolgono l’ascoltatore e lo scombussolano, mettendo in crisi i riferimenti musicali consueti.

17 giugno 2025, Conservatorio di Vicenza, Dipartimento di Musica Elettronica. Il duo Bedin-Piccolo presenta “Caronte” e “Segmenti” per voce e lastre metalliche con dispositivo elettroacustico. Edoardo Piccolo si occupa dell’elaborazione e sintesi dei suoni per “Musica Spontanea”, realizzata dal vivo in occasione dell’evento coordinato da Lorenzo Pagliei.

MUSICA SPONTANEA è un’epifania.

Se l’omologazione e il consumismo sono fra i pericoli maggiori per una vita consapevole, per un’arte indipendente, per una musica di qualità, se l’attuale livellamento culturale porta a prodotti standard, il lavoro di Alan Bedin va in direzione contraria, dimostrando come sia possibile entrare a cuneo negli stritolanti meccanismi della mercificazione, aprendosi spazi di vera creatività, schietta e sincera, come risulta benissimo da questo lavoro. Fantasia, inventiva, estro, vena ispiratrice sorreggono la spontaneità evocata dal titolo, liberando un’istintività e un’impulsività che dona forza e vitalità alle 10 parti in cui è suddiviso l’album.

Naturalezza e vigoria che derivano dall’improvvisazione tra il vibrafono di Saverio Tasca e la Trikanta Veena di Paolo Tofani, ma il metodo che sorregge l’intero lavoro è tutt’altro che empirico. Vi è la consapevolezza della forma nell’elaborazione del suono di Edoardo Piccolo, il frammento di una pietra che diventa una laringe con il feedback delle lastre (in “La pietra del Maestro”), lo shimmer, le linee di ritardo spettrali, il sequencer (in “Pendulum”), le lamiere incurvate e perturbate, il minimalismo rumoristico, la vocalità orientale, arricchita, sporcata, trasfigurata, i giochi di luce e oscurità, tutto trova una sistemazione formale.

Aproblema Studio, Campo Sampiero (PD). Paolo Tofani con la sua Trikanta Veena durante la registrazione di “Spontaneus”. Nel fondo a dx Saverio Tasca, a sx l’assistente Walter Bassi e di schiena Edoardo Piccolo durante la trasduzione in diretta del suono del chitarrista all’interno dell’adiacente Stanza del Suono. E’ magia…
Aproblema Studio, Campo Sampiero (PD). Saverio Tasca durante le riprese di “Pulsionale” con il suo vibrafono preparato, ideato per accompagnare le consonanti e le vocali del performer Alan Bedin. La performance è stata registrata in due stanze separate per poi trasdurre il suono nella Stanza del Suono.

In “My Mind”, sulla base del Rāga Bhairavi, la voce si articola sul bordone di un harmonium indiano, traducendo su lastra la relazione rāga/rāsa, inteso quale fonte energetica, energia cosmica, universale, fonte di vita e di spiritualità. Si potrebbe parlare di una gestualità anarcoide e di una creatività della follia o del sogno le quali trovano, infine, nell’insieme del lavoro, la loro naturale collocazione. In tal senso è MUSICA SPONTANEA, affrancata dal mercato, quasi redenta in un suo spazio che potremmo chiamare rituale, indipendente e franca, ma anche ben lavorata grazie all’intuito da veri musicisti, che fiutano le esigenze formali anche standone lontano.

Partitura vocale di “My Mind” di Alan Bedin, realizzata con notazione musicale indiana rispettando l’identità del raaga Bhairavi (senza testo). La semiografica personale del performer consente di trascrivere e riprodurre la composizione in Akar senza perdere cellule o momenti importanti. Il brano può essere riprodotto da qualsiasi musicista o cantante esperto di musica classica indiana.

Non v’è cenno di artificio e a affettazione, tutto scorre sincero nel susseguirsi e nell’accavallarsi di timbri, atmosfere, situazioni rumoristiche e momenti sonori. Direbbe Nietzsche che è musica che nasce come un ruscello da necessità naturali e scorre genuina seguendo il proprio destino. MUSICA SPONTANEA si abbandona autentica regalandoci un ascolto attivo e innovativo, mille miglia lontano dai prodotti mercificati, per regalarci una musica viva, dinamica, che produce energia, grazie alla vigorosa operatività di Alan Bedin.