Roberto Floreani. Soglia del Suono

La Soglia del Suono, scelta per la copertina di questo disco, è una declinazione della mia ultima serie pittorica relativa alle Soglie e mantiene la sua peculiarità di rappresentare la possibilità di un attraversamento, di un passaggio verso l’altrove, verso altri mondi, verso altri luoghi, verso altri significati, verso altre forme espressive. La cosa importante quindi non è cosa ci sia oltre la soglia, ma cosa accada lungo il percorso, che significato abbia l’avvicinamento, la contaminazione, la sua stessa ragione di esistere. La storia dell’Astrattismo mantiene un rapporto privilegiato con la musica: da Kandinskij e i suoi ambienti musicali, dove la pittura rappresenta e significa la musica stessa, al punto da poter considerare le musiche di Debussy come la scaturigine dell’Astrazione stessa, fino all’Intonarumori del futurista Russolo che inaugura la stagione irregolare e innovativa della prima Avanguardia Storica del Novecento.

L’ascolto integrale seguito per l’occasione da Pathos Acoustics

Ebbene le Soglie, l’esito della mia ricerca più recente, trovano una sorta di contaminazione naturale con la MUSICA SPONTANEA. Laddove le Soglie sono in grado di trasmettere un messaggio di natura spirituale, la MUSICA SPONTANEA “celebra il suono con una sorta di rito di evocazione” (R. Cresti): dove le stratificazioni pittoriche consegnano una storia, i suoni “precipitano” sovrapponendosi, sostituendosi uno all’altro in un’ebbrezza di liberazione che Alan Bedin evoca con la suo voce polifonica. La mia vicenda espositiva compie quest’anno quarant’anni, così come la MUSICA SPONTANEA approda alla sua lettura di oggi carica delle esperienze storiche che dal Futurismo attraversano i sapienti anni ’60 e ’70 di John Cage e poi dal Gruppo Zaj a Fluxus, dove vita, arte e musica si fondono in un significato unico e poi da Paolo Castaldi a Luigi Nono, alle improvvisazioni e alla musica indiana. Alan Bedin affronta l’idea di fare “un passo oltre”, la sua “epica della voce”, i suoi “suoni inquieti, cullanti, spaventosi, visionari”, rappresentano il desiderio di superare i confini consueti, conosciuti, sperimentati. Intenti che s’identificano perfettamente con l’esito finale della suggestione della Soglia, che si manifesta per stimolare il suo superamento, oppure per significare la possibilità dell’esistenza di un altrove carico di significato da ricercare (Roberto Floreani).

Sala espositiva “SOGLIE. Tempo del prima – Tempo del poi”
Museo Diocesano di Vicenza. Da sinistra: Filippo Florian, Saverio Tasca, Edoardo Piccolo, Luca Zanini, Alan Bedin, Roberto Floreani, Antonio Oak Carrara, Gaetano Zanini

Del resto si sarà stato un motivo se nei ruggenti anni ’60 romani,
le inaugurazioni degli astrattisti di quella stagione memorabile comprendevano regolarmente improvvisazioni di Musica Contemporanea. Ci sarà stato un motivo allora: oggi, da “artista totale” come vengo spesso raccontato, non potevo che
abbinare la mia ricerca alle “sonorità totali” di Alan e della sua MUSICA SPONTANEA. Inevitabile.

Roberto Floreani

6 Giugno 2025. Ma cos’è l’Esposizione Sonora (37’49’’) di Musica Spontanea?

Cosa c’è da aspettarsi dall’Esposizione Sonora (37’49’’) di “Musica Spontanea”, l’ultima creazione di Alan Bedin? Sicuramente uno sconvolgimento di quello che si può pensare da un’inaugurazione o da una presentazione di un disco. Subito si penserebbe alla performance dal vivo degli artisti che si sono impegnati alla produzione e realizzazione del disco. No! Stavolta no. Anzi, mai come stavolta sarà importante la riproduzione della Musica, del Suono quello registrato su supporto . Infatti l’Esposizione Sonora 37’49” è l’ascolto integrale del vinile arancione da collezione dove nel suo solco è impressa, scalfita l’opera. Musica Spontanea non vuole essere estetica o di intrattenimento, ma bensì estatica perché questo disco è un’ipotesi. Una vera destrutturazione della voce umana per realizzare un nuovo linguaggio che si può percepire con un immersione completa dell’ascolto. Un ascolto libero, incondizionato senza aspettative ma con la voglia di aprire le porte della percezione.

Alan Bedin durante le riprese all’Aproblema Studio di Camposampiero (Padova)

L’Esposizione Sonora 37’49” di “Musica Spontanea”, l’ultima straordinaria creazione di Alan Bedin, si presenta come un’esperienza unica e rivoluzionaria. Non si tratta di una semplice vernissage con una performance dal vivo degli artisti coinvolti nella produzione del disco, ma di un’immersione profonda nell’universo sonoro plasmato da Bedin insieme ai suoi compagni di viaggio. Al centro dell’evento ci sarà la riproduzione integrale del suono inciso su vinile, dove ogni nota e ogni sfumatura sono state attentamente scolpite dalle mani esperte di Edoardo Piccolo. Musica Spontanea va oltre l’estetica e l’intrattenimento: è un’esperienza estatica che rompe le barriere convenzionali, proponendo una nuova visione in cui la voce umana viene destrutturata per dar vita a un linguaggio innovativo, percepibile solo attraverso un ascolto totale e senza riserve da parte del pubblico.

L’artista ha coniato questo il termine specifico di “Esposizione Sonora” per descrivere l’esperienza di ascolto integrale del vinile originale con Phatos Acoustic, azienda leader nella costruzione di impianti audio di alta fedeltà. L’esposizione sarà accompagnata da un impianto acustico di elevata qualità, che garantirà un’esperienza sonora unica.

Ognuno avrà un ruolo importante da svolgere! Questa volta, il mio ascoltatore non sarà più semplicemente passivo, ma parteciperà attivamente all’ascolto, proprio come me durante l’emissione della voce. Il mio disco si concluderà con il pubblico che sarà invitato a raggiungere uno stato di assenza di ogni bisogno, specialmente quello di comprendere tutto immediatamente.
Dietro la musica, ancor prima del Suono, c’è l’ascolto.
Tutto si fonda sul tempo dell’Esposizione e sulla capacità di ascoltare attentamente. La crescita spirituale e artistica non è affatto semplice: richiede di imparare a meditare e soprattutto di dedicare all’ascolto uno spazio significativo

Alan Bedin

Preparatevi a un viaggio sonoro che vi aprirà la mente e vi inviterà ad accogliere il suono senza aspettative né pregiudizi. Sarà un’esperienza unica che vi spingerà a esplorare nuovi orizzonti e a riscoprire il potere del suono come mezzo per superare i confini e scoprire nuove dimensioni in maniera autentica. Spontanea.

Guida all’ascolto per l’inedito: Demetrio Stratos, Concerto al Teatro San Leonardo. Bologna 4 febbraio 1979

[(c)Alan Bedin 2021, coord. artistico e performativo. Guida all’ascolto realizzata da Alan Bedin per l’inedito di Demetrio Stratos, collana in vinile “Prog Rock Italiano”, De Agostini]

Come espresso da Aldo Colonetti in una pubblicazione della Cramps curata da Gianni Sassi, possiamo definire il percorso di Demetrio come una ‘trasgressione consapevole’ quell’essenza che costruisce la grande regola delle espressioni artistiche del 900’. Il suo essere poliglotta, l’approccio estremo al ‘rumore-suono’ lo ha predisposto a conoscere da vicino la musica classica indiana, iraniana, cinese. Quindi prima l’identificazione e poi l’assimilazione della qualità proiettiva delle cavità risonanziali (risonatori), elementi fondamentali per differenziare la struttura spettrale armonica delle strutture vibranti del cantante. Il carattere multifonico di Stratos si accosta alla tradizione centroasiatica ed è connesso a tecniche di spostamento dei rapporti morfovolumetrici all’interno della bocca durante l’emissione di un suono nasale continuo (N). Quindi la sovrapposizione di vocali continue che cambiano in continuazione, allo stesso modo le stesse declinate con più interpretazioni grazie alla lingua (L) in movimento all’interno della bocca, agile nel palato duro come un dito di un musicista sulla corda del suo strumento.

Illustrazione di Osvaldo Casanova in esclusiva per alanbedin.com

Lato A 0 – 4’02”
VOCE LIQUIDA
Iprotusione e arrotondamento del fonema vocalico (U) + (I)
Passaggi di avvicinamento (U) e allontanamento (I) delle commissioni labbiali
Realizzazione del fonema consonantico (L)
Passaggi da suono dentale a alveolare (condizione di riposo) a palatale (dorso linguale)

Le prime cinque tracce di questa pubblicazione sono originariamente custodite in un unico nome: Investigazioni (Diplofonie e Triplofonie). Il coordinamento artistico ha volutamente suddividere in titoli la prima parte della performance per valorizzare a pieno le diverse tecniche e atteggiamenti vocali dell’Uomo Voce. La sua capacità compenetrata in una struttura fisica predisposta a produrre suono è il vero rapporto organico tra sistema fonoarticolatorio e strumentazione sonora. Uno strumento non meccanico ma vivo, riscaldato dal sangue mediterraneo che scorre in un gigante della storia della musica sperimentale internazionale. In questa prima traccia D. orienta l’ascoltatore presentando il suono vettoriale che si ottiene emettendo un suono nasale di base (N) e realizzando ‘sopra’ un  liquida ( fonema consonantico L) ottenendo all’ascolto un armonico, quindi una polifonia.

Lato A 4’05” -5’25”
VOCE RISONANZIALE
D. intervalla l’ambiente sonoro realizzato fino ad ora con la sua bocca aperta proponendo al pubblico un nuovo suono fondamentale di origine nasale, ma su un registro più alto. La sua attenzione si pone a non utilizzare le labbra, ma bensì variare il suono in uscita attraverso lo sfintere velo faringeo. Con una valvola fisiologica riesce modificare, intervallare.

Lato A 5’27” – 7’29”
VOCE VETTORIALE CON MOTO MELODICO
Realizzazione del bordone: fono allofono (ŋ), suono nasale (N)
Introduzione e produzione di varianti combinatorie del velo palatino dalla radice linguale (G)
Moto melodico e ritmico mantenendo una posizione di protusione labiale in fonazione (U,O) diversificando l’uscita del suono dalla bocca con una semi-occlusione in movimento, avvicinando e allontanando il labbro superiore da quello inferiore.

Come nella prima traccia D. trattiene il suono nasale N e una posizione persistente con le labbra in fonazione. Con un suono bordone (base) tra U e O introduce un secondo armonico ma stavolta coinvolgendo il velo palatino, esattamente con il fonema G mette al lavoro la radice linguale. Il suo essere poliglotta gli permette di conoscere e utilizzare consapevolmente dei suoni nuovi, scrupolosamente con un fono allofono (ŋ) riesce gestire miscelando contemporaneamente la cavità del naso e della bocca. In maniera rilassata compone un moto melodico e ritmico avvicinando e allontanando le labbra. La struttura spettrale armonica del cantante sta assumendo un carattere multi fonico. Il pubblico comincia assimilare un nuovo modello di fonazione, un ambiente acustico innovativo, primigenio, legato alla tradizione centroasiatica.

Lato A 7’32” – 9’06”
MICRO ORCHESTRAZIONI, enviroment difonico
Reclutamento e costrizione della laringe superiore durante l’inizio della fonazione (I,U) per arricchire di suoni armonici la vibrazione primaria.
Variazione dell’onda sonora in uscita creando una ulteriore cavità di risonanza dopo le labbra (prolungamento tratto vocale) accostando i palmi delle mani alla bocca imitando un’ocarina, alterando e ampliando di conseguenza la formante del canto
In posizione di protrusione labiale in fonazione (U,O) diversificando l’uscita del suono dalla bocca con una semi-occlusione in movimento, avvicinando e allontanando il labbro superiore da quello inferiore.

La consapevolezza dell’arruolamento delle proprie cavità risonanziali, l’uso prestabilito delle vocali e consonanti con la giustificata respirazione ha permesso a D. di raggiungere risultati ed effetti eccezionali, che non devono esser visti come un risultato, ma preferibilmente come stimolo e punto di inizio per la nuova ricerca vocale. Acusticamente in questa traccia (fisicamente parlando), la monodia viene polverizzata dalla demoltiplicazione dello spettro acustico (difonie, triplofonie,quadrifonie dalle armoniche), ma spiritualmente assistiamo ad una forma di sacralità dove tutti noi ci intercaliamo, ci conosciamo e ci emozioniamo. Oltremodo questa tecnica da un punto di vista scientifico i suoi risultati sono stati a dir poco entusiasmanti sviluppando prima l’interesse e poi la collaborazione del CNR di Padova contribuendo alla stampa di due pubblicazioni scientifiche, elogio alla sua capacità di ampiezza vocale e forma d’onda purissima. In questa traccia la costrizione della laringe superiore durante l’inizio della fonazione (I,U) rende la sua voce ricca di suoni armonici creando un effetto di stratificazione. In conclusione della performance D. varia l’onda sonora in uscita prolungando il tratto vocale dopo le labbra accostando i palmi delle mani alla bocca e – come un ocarina – ‘suona la sua voce’ con le dita ampliando di conseguenza la formante del canto. Inoltre su una fondamentale varibile esegue note ravvicinate (non appartenenti al sistema temperato) destabilizzando l’ascoltatore dagli abituali intervalli melodici. Oltre aver presentato questa tecnica africana egregiamente sul suo ultimo disco realizzato con il gruppo Area (1978 Gli Dei se ne vanno,gli arrabbiati restano. Ascolto 1978) ricordiamo la sua intervista-lezione sul video “Suonare la Voce” uscito in formato VHS con Cramps Records nel 1994.

Lato A 9’09” – 13’04”
Voce pulsionale e simpatetica
Realizzazione del bordone: fono allofono, suono nasale (ŋ)
Varianti combinatorie alternate velocemente di movimenti velari (G) con la radice linguale (base lingua) con la finalità di produrre risonanza all’interno della cavità buccale

D. nei suoi interventi conferma la sua abilità nel mantenere la frequenza fondamentale della voce assolutamente stabile decidendo poi con precisione su quale intervallo intervenire con un 2° suono. Su questa traccia attraverso varianti combinatorie di movimenti velari (G) con la base della lingua riesce generare dei suoni brevi, corti quasi percussivi all’interno della bocca cambiandone la tonalità e il timbro attraverso la risonanza, l’apertura della bocca. Nelle sue spiegazioni prima di questo frammento, attraverso rappresentazioni visive o metafore, forniva sempre all’ascoltatore gli strumenti per conoscere e intraprendere la sua tecnica come qualcosa di raggiungibile. Ricordiamo l’espressione figurata ‘palline da ping pong che ‘battono sulle pareti scelte a monte’ all’interno del box laringeo. Input celebrali che generano suoni che per simpatia entrano in risonanza all’interno della bocca, quasi per comprovare le teorie trattate nei suoi seminari universitari (la teoria neurocrassanica e mioelestica sulla voce).

Lato A 13’06” – 14’43” Parole di Demetrio Stratos

Lato A 14’45” – 17’15”
Criptomelodie infantili
Ollèdnurìd nurìd nurìd olletsàc leb ehc am

Tecnica di Mirror speaking (fonazione ingressiva, cantare all’incontrario)
Vocal fry inspiratorio. Suono realizzato da vibrazione cordale prodotta in ispirazione
Mix Articolatorio labbiale, esecuzione marcata dei fonemi vocali e consonantici
Abbassamento della laringe durante l’emissione per allungare il tratto vocale

Lato A 17’17” – 19’46”
Criptomelodie infantili
ma che bel càstello dìrun dìrun dìrundèllo

Tecnica di Mirror speaking (fonazione ingressiva, cantare all’incontrario)
Vocal fry inspiratorio. Suono realizzato da vibrazione cordale prodotta in ispirazione
Mix Articolatorio labbiale, esecuzione marcata dei fonemi vocali e consonantici
Abbassamento della laringe durante l’emissione per allungare il tratto vocale

Diciamo tra i frammenti più entusiasmanti del suo concerto per ‘bocca solista’contenuto in questo documento. Precisamente per la tecnica di mirror speaking, infatti D. non si accontenta di leggere all’incontrario le parole ma ricorre ad una fonazione ingressiva, realizzando il suono dalla vibrazione cordale… inspirando. Un gioco azzardato ma intrigante come quello dei bambini che – ancora inconsapevoli del loro sistema fono-articolatorio – parlano e ridono inspirando. Una melodia di un tema famossimo della nostra infanzia, un’essenza cristallizzata ma espresso in negativo nella pellicola dei nostri ricordi. ‘olletsàc leb ehc am’: l’esecuzione marcata dei fonemi vocali e consonantici, il consapevole abbassamento della laringe durante l’emissione per allungare il tratto vocale. Arte! Poi il gioco del Maestro si rende più affascinante con l’ascolto del nastro all’incontrario nel riproduttore sopra il tavolino: ‘ma che bel castello’. Tutto ritorna! Abbiamo riscoperto una voce che avevamo perso! La traccia per la prima volta è stata straordinariamente registrata allo Studio Sciascia Rozzano di Milano nel 1978 per il suo secondo lavoro solista ‘Cantare la voce’ marchiato Cramps Records. Un disco degno di esempio contenuto nella collana ‘Nova Musicha’, (esattamente il n.19). Raccolta che è riuscita accogliere artisti della scena contemporanea come John Cage e Ennio Morricone. La ritengo la più completa documentazione degli aspetti e delle tendenze dei compositori classici contemporanei.

Lato B 0’ – 1’14 ”
Parole di Demetrio Stratos

Lato B 1’16 ” – 3’26 ”
Le Sirene
Architettura prosodica

‘Brano musicale architettonico’ a 4 voci miste. Tecnica di overdubbing in tempi musicali diversi.
Recitazione in simultanea di una voce dal vivo su 3 precedentemente sovraincise in studio di registrazione.
Esempio di ‘lettura afasica’ attraverso fonemi e sillabe di diversa intensità sonora.

Un ambiente prosodico (termine sviluppato e divulgato dall’artista didatta Matteo Belli), un enviroment musicale di avanguardia vocale… Anzi un ‘brano musicale architettonico’ a 4 voci miste. D. usa la tecnica di Overdubbing in tempi musicali diversi attraverso la recitazione in simultanea della sua voce dal vivo su tre precedentemente sovraincise in studio di registrazione. Con questo esempio di lettura afasica (risultato simile al modo d’esprimersi dei sordomuti) siamo di fronte all’ennesima sfida dell’artista per scoprire i limiti del linguaggio. Con una tecnica di recitazione a 3 tempi musicali diversi, l’accentuazione delle consonanti diventano riferimenti acustici per l’ascoltatore, punti luminosi in ambienti oscuri più o meno artificiali realizzati da riverberi e delay che si aprono e che si prosciugano. Una partitura di musica vocale programmata incontestabile congegnata da ritmo, tonalità, timbro, dinamica (partitura prosodica). Il suono emesso e modulato da appurati movimenti della lingua nella cavità risonanziale della bocca: dalle labbra al palato molle per offrire nell’insieme un effetto acustico tridimensionale, spaziale dove lo spettatore può muoversi, viverci all’interno.

Lato B 3’29’’ –12’37”
Tema popolare improvvisazione
Percorso geografico musicale

Brano musicale vocale di ispirazione popolare, tradizionale.
Improvvisazione, variazione del tema ‘Cometa Rossa’ utilizzando diverse tecniche vocali sperimentate nei vari lavori eseguiti in gruppi musicali e singolarmente.

La realtà della Voce, non è più nella parola conosciuta, ma nel suono primordiale. Questa unione di frammenti vocali la possiamo considerare senza dubbio ad un una definitiva nomenclatura delle tecniche vocali di D. usate nel suo repertorio stilistico, sia come performer solista che come cantante di diversi progetti musicali: nei brani dei suoi Area, nell’ospitata per “Mauro Pagani” Ascolto 1978 con le due versioni de “L’Albero del Canto”. Un brano di ispirazione popolare tradizionale unico per intensità, complessità e minimalismo, quest’ultimo elemento artistico-stilistico che si immette in questo flusso sonoro attraverso la reprise di Cometa Rossa, lirica greca presentata per la prima volta al grande pubblico con l’album Area “Caution Radiation Area” Cramps Records 1974. Occupandosi di etno-musicologia il suo avvicinamento alle culture extraeuropee gli ha permesso di affrontare il concetto di voce strettamente legata alla spiritualità, intesa come energia connessa al Suono e con questo viaggio musicale D. ‘racconta’ al pubblico attento la limpida autenticità della musica etnica attraverso diverse tecniche vocali: dalla tradizione greca dell’epiro alla musica iraniana e cinese, dall’unità microtonica del raaga indiano alle tecniche tuvane della Mongolia, il tutto narrato attraverso una forma espressiva che rievoca la musica vocale e l’espressione drammatica del teatro coreano P’ansori. Suono e respiro di un ricercatore incomparabile per un glossario predestinato allo studio del cantante moderno contemporaneo.

Lato B 12’39’’ –16’55”
Flautofonie ed altro. Aulòs. Canto dei Pastori.
Brano musicale vocale di ispirazione modale, tradizionale.
Realizzazione di un motivo musicale riproducendo il suono del flauto
Voce flautata, piccolo specchio militare e percussioni facciali.

Con questa track D. presenta al pubblico un diamante dell’arte vocale. La tendenza dell’avanguardia vocalistica del periodo era quella di imitare gli strumenti, forse perché stimolati dalle ultime tendenze come sintetizzatori o tastiere. Con questo canto tradizionale – appartenente alla cultura popolare dei pastori greci dell’Epiro – il maestro della Voce ha presentato un modello vocale unico per il suo primogenito concetto: essere lo strumento, non copiarlo. Lui stesso diceva che “(…) I grossi maestri indiani, quando suonano uno strumento, il più grosso complimento che si possa fare è: Suoni lo strumento come la voce”. Con questa visione tutt’altro che occidentale D. presenta a differenza delle altre tracce, un motivo musicale, una melodia riproducibile e riconoscibile da tutti gli amanti e ascoltatori del canto sperimentale contemporaneo. Il suo innovativo sistema consiste di reclutare distintamente due parti del tratto vocale a seconda del tetracordo cantato, puntualmente come l’esecutore posa la mano destra e sinistra sul flauto separatamente per il registro alto e basso. Con una stabilità di sostegno e un controllo assoluto dell’intonazione attraverso l’uso predominante delle vocali ‘I’ e ‘U’, D. – per il motivo musicale con il registro alto – utilizza la zona degli alveoli del palato duro attraverso la consonante ‘L’, mentre – per le note nel registro basso – una espirazione rilassata proponendo un suono ‘CH’ (Sh) avvicinando l’apice della lingua all’arcata inferiore dei denti. Un’tipo di jodel’ presentato in un evento musicale regolare, attento; tagliente nelle note alte e rilassato-arioso nelle note basse. Una tecnica simile stilisticamente ai canti delle tribù Tuareg dell’Africa Sub sahariana, che Demetrio è riuscito personalizzare e impiegarlo nel pop. Come dimenticare la dionisiaca esecuzione della flautofonia su “Return from Workuta” nel suo ultimo Lp registrato con gli Area “1978 (Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!)” album meraviglioso dove a mettersi in luce è soprattutto lui appunto per la sua competenza vocale straordinaria: sia per il timbro che per l’uso innovativo del testo scritto. La linea melodica composta da 6 suoni presente in questo Lp è stata riproposta anche in un altro concerto registrato e prodotto precedentemente dalla Cramps Record a Cremona il 21 settembre 1978. Si tratta di “Recitarcantando”, album dal vivo suonato e improvvisato con il violinista Lucio Fabbri. Un’altra registrazione significativa di questo frammento si trova in un cd uscito postumo realizzato per la rivalutazione del catalogo storico Cramps nel 1998. Si tratta di “Live all’Elfo” registrazione della performance eseguita nel 1978 presso il teatro milanese Elfo Puccini gestito al tempo dal regista Gabriele Salvadores. Un particolare non trascurabile è che il maestro durante l’esibizione utilizzava un piccolo specchietto militare (regalato dall’amico produttore Gianni Sassi) per controllare finemente i movimenti delle labbra durante la fonazione. In certe situazioni ritmava l’esecuzione attraverso delle percussioni facciali colpendo le guancie, avvalendosi della cavità risonanziale della bocca.