Cantante formata in India con maestri di spicco come R. Fahimuddin Dagar e Bidur Mallik, Amelia Cuni unisce la musica tradizionale indiana alla sperimentazione contemporanea. Con una carriera internazionale ricca di festival e concerti in tutto il mondo, la sua voce è apprezzata da pubblico e critica per la sua originalità e profondità. Amelia Cuni ha collaborato con moltissimi artisti, dalla musica antica alla contemporanea, jazz, ambient senza denigrare la sperimentazione.
La maestra-artista Amelia Cuni ha calcato le scene di tutto il mondo, collaborando con grandi nomi come Terry Riley. Con una discografia eclettica e numerose collaborazioni, compone musiche su testi in diverse lingue. È anche fondatrice del metodo “Vocalità Meditativa”, che unisce la consapevolezza vocale alle radici del canto indiano Dhrupad. La carriera di Amelia Cuni è un punto di riferimento unico e un testamento della sua abilità di unire le culture musicali in modo creativo e intelligente. Continua ad essere una fonte di ispirazione per giovani cantanti e ricercatori di tutto il mondo, dimostrando che la passione per l’arte indostana e la dedizione a una disciplina rigorosa possono portare a risultati unici, depositari di una tradizione millenaria come quella del Dhrupad, con una proiezione e contaminazione contemporanea.
Vicenza e Venezia hanno avuto il privilegio di ospitare Amelia Cuni, un’artista eccezionale che ha condiviso la sua passione e conoscenza della musica indiana con centinaia di studenti e appassionati attraverso esibizioni e lezioni memorabili. Queste esperienze hanno permesso di comprendere l’universalità e l’importanza dello studio della voce nel canto indiano e originario per tutte le nuove tendenze. Amelia Cuni ha dimostrato con il suo esempio che la passione per l’arte indostana e la dedizione a una disciplina rigorosa possono portare a risultati unici e straordinari.
Il Dipartimento di Musica Indiana del Conservatorio di Vicenza, allora coordinato dal compianto Enrico Anselmi, e la Fondazione Cini di Venezia possono essere orgogliosi di aver avuto il privilegio di ospitare e condividere la didattica e la diffusione culturale con un vero e proprio pilastro della Musica Vocale Contemporanea.
«Classic Rock» non è la destinazione più naturale per un disco come MUSICA SPONTANEA, (…) ma la vibrazione di ogni sua singola nota è molto più rock di tante vuote schitarrate
[Maurizio Becker, Classick Rock, #149 Novembre 2025]
Come scrive Renzo Cresti nelle note di copertina, “Mezzo secolo or sono, Demetrio Stratos aveva liberato la voce, lanciandola in acrobazie inusitate. Voce e strumenti sono preparati e ci offrono momenti ora incendiari e sconvolgenti ora intimistici ed emozionanti, che avvolgono l’ascoltatore e lo scombussolano, mettendo in crisi i riferimenti musicali consueti”. «Classic Rock» non è la destinazione più naturale per un disco come MUSICA SPONTANEA, eppure il nome di Stratos risuona ancor forte in molti di noi e quindi ci sembra giusto segnalare questa coraggiosa operazione di Alan Bedin, che riparte dalle sperimentazioni del greco per buttarsi senza rete in un viaggio nelle possibilità espressive della voce umana.
copertina di Classic Rock, Collector’s Edition, Novembre 2025, Spera Editori
Secondo Lorenzo Pagliei, “Alan si avventura oltre le colonne d’Ercole della voce quotidiana e della voce d’arte, e […] sin dal primo suono ci fa entrare in un mondo mitico, pieno di sorprese, incanti, suoni inusitati, orrorosi o meravigliosi”. L’ascolto è ostico, respingente, nessuna piacevolezza, nessuna concessione, ma la vibrazione di ogni singola nota è molto più rock di tante vuote schitarrate. Con Alan Bedin vanno citati anche Edoardo Piccolo, Saverio Tasca e un certo Paolo Tofani. Lassù Demetrio sorride felice, ne siamo certi.
MANO MANJARI: “My Mind. Un nuovo suono dall’India” Omaggio a Amelia Cuni Mano Manjari: vocals, violin Alan Bedin: vocals, tarang Edoardo Piccolo: electronics Maurizio Murdocca: tabla
Mano Manjari Ensemble” 14 novembre presso l’Auditorium “Cesare De Michelis”, M9 – Museo del ‘900, Venezia alle ore 20:00
Un’esplorazione esclusiva dell’Universo musicale indiano con la Dott.ssa P.V. Mano Manjari, capo dell’Istituzione MANO MANJARI SANGEET NIKETHAN affiliata a Bhathkhande Sangeet Vidyapith a Lucknow, India.
A Venezia, si potrà vivere l’incanto della musica indiana, lasciandosi affascinare dalla melodia (Rāga) e dal ritmo (Tāla) grazie a un’esecuzione dal vivo con la Maestra violinista e cantante Mano Manjari e con Maurizio Murdocca, percussionista esperto di tabla e portatore della tradizione di maestri indiani, che si unirà a questo progetto innovativo.
Dr.P.V. Mano Manjari
Entrambi gli artisti sono stati insegnanti di “Hanuman. La Scuola di Musica e Danza Indiana” e proporranno brani della tradizione classica e semiclassica indiana, sia vocali che strumentali. Per l’occasione dell’esibizione della Maestra, il coordinatore della scuola Alan Bedin, performer contemporaneo, prenderà parte al concerto, arricchendolo con improvvisazioni vocali e strumentali utilizzando il suo Sur Saj Tarang, uno strumento indiano che fonde elementi della cultura popolare.
L’opera visionaria per questo evento straordinario, che coniuga musica classica indiana, improvvisazione, tecnica vocale e poesia sonora elaborata elettronicamente in diretta dal producer Edoardo Piccolo, definirà con l’operazione “My Mind” una nuova musica d’insieme dal respiro internazionale.
La Maestra Mano Manjari si esibirà ricordando la grande cantante italiana Amelia Cuni, fondendo la sua tradizione millenaria con “Musica Spontanea”, operazione che ha riscosso successo con l’installazione estiva Stanza del Suono alla mostra “Mondi futuristi contemporanei” di Desenzano del Garda.
L’ambiente sonoro indiano, con l’immancabile bordone, sarà caratterizzato dall’inserimento di tre lastre a semicerchio sulle quali saranno montati dei trasduttori, diffusori che trasmettono vibrazioni alla superficie sulla quale sono installati. I materiali saranno perturbati dalle vibrazioni dei suoni dei musicisti, diffondendo il suono nel teatro non in maniera lineare e puntiforme, ma lungo tutta la loro superficie, sfruttando i modi di risonanza e le caratteristiche fisiche dei materiali.
L’esperienza “My Mind” sarà un’immersione sonora unica, con elaborazione del suono in tempo reale durante l’esibizione. Un omaggio al Nada, suono come forza trasformativa universale! Con l’ambiente sonoro, la materia e il corpo interagiscono e risuonano, eccitandosi a vicenda in una forma di comunicazione che unisce tradizione e tecnologia.
Alan Bedin. Didattica contemporanea. Lezioni di canto individuali e di gruppo
Scopri il potere della tua voce! Insegno musica vocale individuale e d’insieme attraverso un Laboratorio Creativo che ti aiuterà a crescere e a stare bene con la tua voce. La mia tecnica innovativa propone un approccio nuovo alla vocalità, permettendoti di esprimere il tuo suono in modo autentico e senza ostacoli. La capacità di cantare stimola la ricerca personale e offre benefici non solo ai cantanti, ma anche ai ricercatori e a chi non ha esperienza musicale.
Un particolare dello studio a Valmarana, più esattamente il punto di vista dell’allievo. Il castello in aria dove tutto nasce (cit. Paolo Tofani)
Le diverse frequenze e gli intervalli musicali permettono di connetterti con il tuo Io interiore e di armonizzare Voce e Corpo. Crescere con il proprio Suono è crescere con consapevolezza.
Alan Bedin
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Il percorso formativo include:
– Guide all’ascolto per migliorare la percezione ed educazione musicale.
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Quello che vedete non è uno studio in disordine, ma una bottega… della Voce
L’interpretazione di Alan Bedin sul fenomeno di MUSICA SPONTANEA non si concentra su ciò che una voce esprime, ma su ciò che essa è, affrontata in una dimensione fisica, fisiologica, creativa ed emozionale. Possiamo considerare quanto l’uso della voce inspiratoria porti a un ascolto differente, lontano dal canone di fruizione estetica abituale, costringendo l’ascoltatore a tornare alla dimensione dell’inaspettato, oggi sempre più rara.
Alan Bedin e la Stanza del Suono a Mondi Futuristi Contemporanei. Desenzano del Garda (C)2025 Francesco Marangoni
L’allontanamento deliberato da qualsiasi forma strutturata di linguaggio verbale di “Cones Varion Ta” conduce il fruitore in un flusso emotivo tumultuoso, non più semplicemente ricettivo dal punto di vista cognitivo, ma piuttosto attento alla trasformazione della voce, alla scomposizione spazio-temporale della fonazione (in “Caronte”), all’ascolto ritmico dell’emissione vocale basata su cellule sonore indipendenti (in “Pendulum”). L’emissione vocale ingressiva, che comporta la vocalizzazione in fase inspiratoria invece che espiratoria, è stata descritta in alcuni contesti come inumana; ma Alan, distaccandosi deliberatamente dall’eredità culturale performativa dominante, attraverso una varietà di sperimentazioni atletiche vocali che si integrano (fischio laringeo, stop-clousure falsetto, ecc) genera un mondo sonoro caratterizzato da una sua materialità ed emozionalità, vissuto e differente. Questi suoni sono privi di semantica e poco usuali, ma è qui che risiede il loro potere performativo e trasformativo anche nei confronti del performer stesso, che viene perturbato dalla sua stessa creazione.
Scomposizione spazio-temporale della fonazione Cellule sonore indipendenti Sperimentazioni atletiche vocali Fischio laringeo, stop-clousure, falsetto per un potere performativo e trasformativo
Giovanna Baracca per Musica Spontanea
Nella “Stanza della musica”, la trasduzione della voce attraverso lastre permette alla voce stessa e agli armonici di modificarsi, rivelando nuove ed affascinanti combinazioni di ascolto. Con questo sistema si realizza un innovativo risuonatore ed Alan Bedin, con consapevolezza, combina, incrocia e modifica tre aspetti acustici fondamentali: il suono emergente, la struttura spettrale e il luogo di emissione. Da tale interazione emerge una nuova vocalità grazie al movimento e alla relazione tra questi elementi. MUSICA SPONTANEA non rappresenta solo un omaggio a un grande maestro, ma costituisce anche una proposta per una modalità di ascolto che forse ci eravamo dimenticati. Questo lavoro fornisce un supporto sensoriale nuovo per ascoltare e riflettere sulla vocalità, oltre a servire come strumento per approfondire la ricerca su quel fenomeno straordinario e troppe volte dato per scontato che è la voce. (Giovanna Baracca)
MUSICA SPONTANEA più che un concetto è una prassi che vuol realizzare un approccio al suono diretto, immediato e impulsivo, che non parte da elementi pre-costituiti, come per esempio gli standard nel jazz, ma celebra il suono con una sorta di rito di evocazione. Fatti salvi i condizionamenti che ogni musicista si porta addosso a causa della sua educazione e delle esperienze fatte, nella musica spontanea si vuole partire dal nulla, o meglio, da elementi minimali e un po’ casuali, da un gesto istintivo dal quale precipitano i suoni, che si mettono a disposizione del gruppo di interpreti, i quali, umilmente, ascoltano ed elaborano, trasfigurano ed elevano gli spunti sonori iniziali a dignità d’arte. Oltre un secolo fa, i futuristi avevano sdoganato il rumore, parificandolo al suono. Mezzo secolo or sono, Demetrio Stratos aveva liberato la voce, lanciandola in acrobazie inusitate: voce liquida, risonanziale, con moto melodico, pulsionale, infantile, prosodica, flautata, diafonica etc., legandola a un’improvvisazione che aveva lo scopo di scoprire suoni primordiali e liberare la loro energia (il grande cantante performer viene omaggiato nel brano “Segmenti”).
I punti di riferimento principali al nuovo lavoro di Alan Bedin, MUSICA SPONTANEA, sono basati sul concetto di liberazione. Molte sarebbero le dinamiche da aggiungere, come quelle che fanno capo a John Cage, a Walter Marchetti, Juan Hidalgo (Gruppo Zaj), alla Cramps Records, al Gruppo Fluxus, all’elettronica incolta, a Paolo Castaldi (col suo solfeggio parlato), David Tudor, Alvin Lucier, Luigi Nono, alla performance improvvisativa, all’happening, alla musica indiana e a molto altro. Il tutto ben metabolizzato e incarnato, per fare un passo oltre.
Ben tre sale diverse sono state allestite dal sound engineer Edoardo Piccolo per questo lavoro, in ognuna vi è un’acustica differente e vi sono posizionati vari strumenti. Di straordinario interesse e novità è la stanza in cui sono state montate tre lastre in alluminio a semicerchio e una grancassa, su ciascuna lastra e sulla grancassa sono stati sistemati dei diffusori che per contatto trasmettono vibrazione alla superficie sulla quale sono installati, producendo sonorità inaudite.
21 maggio 2024. La prima “Stanza del Suono” costruita all’Aproblema Studio (PD) per la registrazione del disco dal team di Edoardo Piccolo, Anna Barato e Walter Bassi.5 luglio 2025, Mondi Futuristi Contemporanei, Desenzano del Garda. Alan Bedin e Edoardo Piccolo presentano dal vivo il funzionamento della “Stanza del Suono” con una performance inaugurale di “Musica Spontanea”.
Bedin parte da una cellula sonora, scritta e realizzata semiograficamente, per poi espanderla e trasfigurarla improvvisando. L’immagine è suscitatrice di suoni, per esempio in “Zeppelin LZ-129” vi sono stimoli che partono da fumetti. La voce agisce spesso da collante fra varie situazioni sonore, realizzando uno spazio/tempo diversi cato ma coerente, quasi fosse un organismo biologico, vivente. La voce è l’elemento che ci fa attraversare lo specchio, che ci porta dalla realtà quotidiana a qualcosa che sta al di là, si approda così a una dimensione altra, come nel primo brano dell’album, “Caronte”. Da una parte la voce viene intesa come qualcosa di futuribile, dall’altra rimanda a un archetipo antichissimo, che sta prima del linguaggio formalizzato. Si ascolti “Pendulum” Voce perpetua, brano nel quale assieme alla voce vi è una poliritmia che funge da motore. La Voce e gli strumenti sono preparati e ci o rono momenti ora incendiari e sconvolgenti ora intimistici ed emozionanti, che avvolgono l’ascoltatore e lo scombussolano, mettendo in crisi i riferimenti musicali consueti.
17 giugno 2025, Conservatorio di Vicenza, Dipartimento di Musica Elettronica. Il duo Bedin-Piccolo presenta “Caronte” e “Segmenti” per voce e lastre metalliche con dispositivo elettroacustico. Edoardo Piccolo si occupa dell’elaborazione e sintesi dei suoni per “Musica Spontanea”, realizzata dal vivo in occasione dell’evento coordinato da Lorenzo Pagliei.
MUSICA SPONTANEA è un’epifania.
Se l’omologazione e il consumismo sono fra i pericoli maggiori per una vita consapevole, per un’arte indipendente, per una musica di qualità, se l’attuale livellamento culturale porta a prodotti standard, il lavoro di Alan Bedin va in direzione contraria, dimostrando come sia possibile entrare a cuneo negli stritolanti meccanismi della mercificazione, aprendosi spazi di vera creatività, schietta e sincera, come risulta benissimo da questo lavoro. Fantasia, inventiva, estro, vena ispiratrice sorreggono la spontaneità evocata dal titolo, liberando un’istintività e un’impulsività che dona forza e vitalità alle 10 parti in cui è suddiviso l’album.
Naturalezza e vigoria che derivano dall’improvvisazione tra il vibrafono di Saverio Tasca e la Trikanta Veena di Paolo Tofani, ma il metodo che sorregge l’intero lavoro è tutt’altro che empirico. Vi è la consapevolezza della forma nell’elaborazione del suono di Edoardo Piccolo, il frammento di una pietra che diventa una laringe con il feedback delle lastre (in “La pietra del Maestro”), lo shimmer, le linee di ritardo spettrali, il sequencer (in “Pendulum”), le lamiere incurvate e perturbate, il minimalismo rumoristico, la vocalità orientale, arricchita, sporcata, trasfigurata, i giochi di luce e oscurità, tutto trova una sistemazione formale.
Aproblema Studio, Campo Sampiero (PD). Paolo Tofani con la sua Trikanta Veena durante la registrazione di “Spontaneus”. Nel fondo a dx Saverio Tasca, a sx l’assistente Walter Bassi e di schiena Edoardo Piccolo durante la trasduzione in diretta del suono del chitarrista all’interno dell’adiacente Stanza del Suono. E’ magia…Aproblema Studio, Campo Sampiero (PD). Saverio Tasca durante le riprese di “Pulsionale” con il suo vibrafono preparato, ideato per accompagnare le consonanti e le vocali del performer Alan Bedin. La performance è stata registrata in due stanze separate per poi trasdurre il suono nella Stanza del Suono.
In “My Mind”, sulla base del Rāga Bhairavi, la voce si articola sul bordone di un harmonium indiano, traducendo su lastra la relazione rāga/rāsa, inteso quale fonte energetica, energia cosmica, universale, fonte di vita e di spiritualità. Si potrebbe parlare di una gestualità anarcoide e di una creatività della follia o del sogno le quali trovano, infine, nell’insieme del lavoro, la loro naturale collocazione. In tal senso è MUSICA SPONTANEA, affrancata dal mercato, quasi redenta in un suo spazio che potremmo chiamare rituale, indipendente e franca, ma anche ben lavorata grazie all’intuito da veri musicisti, che fiutano le esigenze formali anche standone lontano.
Partitura vocale di “My Mind” di Alan Bedin, realizzata con notazione musicale indiana rispettando l’identità del raaga Bhairavi (senza testo). La semiografica personale del performer consente di trascrivere e riprodurre la composizione in Akar senza perdere cellule o momenti importanti. Il brano può essere riprodotto da qualsiasi musicista o cantante esperto di musica classica indiana.
Non v’è cenno di artificio e a affettazione, tutto scorre sincero nel susseguirsi e nell’accavallarsi di timbri, atmosfere, situazioni rumoristiche e momenti sonori. Direbbe Nietzsche che è musica che nasce come un ruscello da necessità naturali e scorre genuina seguendo il proprio destino. MUSICA SPONTANEA si abbandona autentica regalandoci un ascolto attivo e innovativo, mille miglia lontano dai prodotti mercificati, per regalarci una musica viva, dinamica, che produce energia, grazie alla vigorosa operatività di Alan Bedin.
Alan Bedin realizza un tributo al geniale artista scomparso. Un lavoro che mette in luce anche le estetiche di Fluxus, Walter Marchetti, Luigi Nono, Paolo Castaldi, e molto altro ancora.
VISIONI/Musica. Alan Bedin realizza un tributo al geniale artista scomparso. Un lavoro che mette in luce anche le estetiche di Fluxus, Walter Marchetti, Luigi Nono, Paolo Castaldi, e molto altro ancora.
Paolo Tofani, Edoardo Piccolo, Alan Bedin, Saverio Tasca
[Guido Festinese, Il Manifesto, 5 luglio 2025]
Demetrio Stratos è stato la voce dell’oltranza. Negli anni ’70, a cascata in tutti i decenni successivi, e fino a oggi. Oltranza come non-luogo della musica dove si incontravano sperimentazione estrema sulle possibilità vocali umane e popular music del bordo più affilato e provocatorio con gli Area, melodie sciamaniche e suono puro ammaestrato con una destrezza e una determinazione di rado eguagliata. Nella scia preziosa di Demetrio si sono mossi e si muovono tra gli altri, ognuno con le proprie peculiarità, John De Leo, Boris Savoldelli, Claudio Milano.
Ora aggiungiamo un tributo prezioso che non è mero citazionismo, percorso pedissequo a ridosso delle impronte lasciate da Demetrio, ma che l’opera di Stratos incorpora ed amplifica. Forse il qui e ora di come lavorerebbe Stratos, se non fosse stato strappato via da questo mondo troppo presto, come dicevano gli antichi, come succede a chi è caro agli dei. Esce in questi giorni per Artis Musica Spontanea / Omaggio a Demetrio Stratos di Alan Bedin, dieci «stazioni» vocali e strumentali estreme eppure godibili, per le impressionanti voragini di suono che scoperchiano, e che mettono in conto anche le estetiche di Fluxus, Walter Marchetti, Luigi Nono, Paolo Castaldi, e molto altro ancora.
SUONO, racconta nelle note Renzo Cresti, «come rito di evocazione» che scaturisce da un primo puro gesto istintivo, e viene «via via elaborato, trasfigurato ed elevato». Tre diverse sale di registrazione implicate nella ripresa sonora quest’opera, e da segnalare in particolare gli affascinanti risultati dello studio in cui sono state montate tre lastre in alluminio disposte a semicerchio e una grancassa, elementi sui quali sono stati posizionati diffusori acustici che per contatto ritrasmettevano le vibrazioni alle superfici, creando sonorità letteralmente inaudite. Decisamente importante citare chi ha contribuito a questo straordinario viaggio sonoro nel segno di Demetrio, e oltre: Edoardo Piccolo che ha elaborato il suono, Paolo Tofani colonna degli Area con il suo attuale cordofono futuristico Trikanta Veena, il vibrafonista e percussionista Saverio Tasca, che ricordiamo sia in ambito jazz, sia come membro di un gruppo notevole e sperimentale coevo degli Area che furono, gli Opus Avantra.
MONDI FUTURISTI CONTEMPORANEI dal 5 al 23 luglio 2025 presso la Galleria Gian Battista Bosio a Desenzano del Garda (BS)
Sarà inaugurata sabato 5 luglio 2025 alle ore 16.00 “Mondi Futuristi Contemporanei”, esposizione collettiva ospitata alla Galleria Civica Gian Battista Bosio di Desenzano del Garda (Bs) che vuol riflettere sull’influenza del Futurismo sull’arte contemporanea. Curata da Matteo Vanzan e organizzata in collaborazione con U.F. Ultimi Futuristi, Pathos Acoustics e Artis Records, la mostra si articola in un percorso di pittura, scultura, fotografia, installazioni e performance che tracceranno una linea di congiunzione con l’esposizione, ospitata al Castello fino al 26 ottobre, “Mondo Futurista”.
Fino al 23 luglio le opere di Matteo Alfonsi, Alan Bedin, Beppe Borella, Manuel Bravi, Dropsy, Kayone, Elena Ketra, Luciveloci, Naby e Beatrice Sheridan, si inseriranno nel dialogo con la storia contemporaneizzando i concetti di energia, rivoluzione, progresso e tecnologia in un’estasi estetica intrecciandosi con la nostra società, cultura ed ambiente.
“Attraverso una molteplicità di linguaggi visivi e sperimentazioni espressive”, afferma il curatore Matteo Vanzan “ ‘Mondi Futuristi Contemporanei’ si propone di essere una piattaforma di riflessione sul lascito e sulla trasformazione dei principi cardine del Futurismo nel contesto artistico e sociale attuale. Il dinamismo, l’ibridazione tra uomo e macchina, la celebrazione del movimento e della velocità diventano strumenti per indagare i contrasti della contemporaneità: dall’iperconnessione digitale alla crisi ambientale, dalle derive del progresso all’estetizzazione della tecnologia”. Le opere in mostra, concepite come dispositivi relazionali o esperienze immersive, non si limitano a rendere omaggio all’avanguardia storica, ma ne disinnescano i presupposti ideologici per restituirli sotto forma di critica o reinvenzione. In questo contesto, l’arte assume un ruolo attivo, capace di sovvertire o potenziare i miti moderni del futuro. L’interazione tra spazi, corpi e materiali attiva nello spettatore una partecipazione diretta, invitandolo a interrogarsi sulle derive del presente. La mostra diventa così un laboratorio vivo, dove il Futurismo si rivela non come stile del passato, ma come lente attraverso cui osservare le metamorfosi del nostro tempo.
L’evento inaugurale di sabato 5 luglio alle ore 16.00 sarà dedicato alla performance Musica Spontanea del compositore e interprete di canto contemporaneo Alan Bedin, con la partecipazione del performer elettronico Edoardo Piccolo, che accompagnerà l’installazione omonima presente in mostra. La performance si propone di instaurare un dialogo diretto che parte dalla ricerca sonora futurista fondata sugli Intonarumori di Luigi Russolo arrivando fino all’orientalismo e alla ricerca vocale di Demetrio Stratos degli Area, dando vita ad un’opera unica nel suo genere, in cui il suono puro della voce si fonde con la sintesi e la manipolazione elettronica. Ne risulterà un’esperienza sonora senza precedenti: per la prima volta sarà possibile “vedere” la voce attraverso la sua modulazione su lastre metalliche, trasformando così la musica in una forma d’arte visiva a tutti gli effetti.
INFORMAZIONI
Mondi Futuristi Contemporanei [dal 5 al 23 luglio 2025] @ Galleria Gian Battista Bosio – piazza G. Malvezzi, Desenzano del Garda (BS)
A cura di Matteo Vanzan
Orari lunedì chiuso – martedì e mercoledì 10.30 – 12.30 giovedì e venerdì 16.30 – 20.00 – sabato e domenica 10.30 – 12.30 / 16.30 – 20.00
Sabato 28 giugno alle ore 16.00, in occasione della mostra “Surrealismo e Fantastico: the infinite madness of deams”, curata da Matteo Vanzan fino al 31 agosto 2025, il Centro Culturale A. Bafile di Caorle (Ve) ospita in via esclusiva “Musica spontanea: omaggio a Demetrios Stratos”, esposizione sonora dell’artista e performer vicentino Alan Bedin, cui seguirà l’incontro e la visita guidata alla mostra con il curatore.
“La mostra ospitata al Centro Culturale Bafile” afferma il curatore Matteo Vanzan “segue i successi degli anni passati con gli eventi dedicati a Andy Warhol e alla Street Art internazionale. Quest’anno abbiamo presentato un’indagine che celebra l’inconscio, la fantasia e l’infinita follia dei sogni attraverso un excursus che, dal Surrealismo di Andrè Breton, arriva fino ai giorni nostri intersecando arti visive, poesia e musica”. Accanto alle opere di Salvador Dalì, Max Ernst, Leonor Fini, Maurice Henry, Max Herold, Wilfredo Lam, André Masson, Roberto Sebastian Matta, Joan Mirò e Graham Vivian Sutherland, il pubblico potrà ammirare alcune tra le copertine di album musicali più iconiche della storia, come “The Division Bell” dei Pink Floyd, “In the Court of the Crimson King”, “Innuendo” dei Queen e l’emblematico “Dangerous” di Michael Jackson. Questa sezione della mostra mette in luce, ancora una volta, il profondo legame tra pittura e musica, evidenziando come gli artisti non si siano limitati a realizzare semplici copertine, ma autentiche opere d’arte. Un dialogo che si rinnova oggi con la cover di “Musica spontanea”, firmata dall’artista Roberto Floreani, che ne rappresenta il naturale completamento.
L’opera di Alan Bedin, che trova la preziosa collaborazione del chitarrista degli Area Paolo Tofani, ha l’obiettivo di presentare l’ultimo progetto dell’artista, un’opera di Nuova Musica realizzata dal team di Artis Records, in cui il suono puro della voce si integra con una sintesi e una lavorazione elettronica, dando vita a un’esperienza sonora senza precedenti.
“In questo dialogo musicale” afferma Alan Bedin, “non faccio quasi mai uso di un linguaggio condizionato dalla logica (lettura asservita allo scritto). E nei casi in cui lo utilizzo è impossibile farmi capire. Ecco perché uso l’onomatopea: per convogliare il gesto nel suono. La materia e il corpo parlano tra loro e risuonano: l’uno eccita l’altro e viceversa in una forma di comunicazione tanto tecnologica, quanto primitiva. Esprimere le mie idee attraverso il materiale concreto è archetipo, origine”. L’installazione è visivamente caratterizzata da un giradischi professionale con il nostro vinile arancione da collezione, un amplificatore integrato, un preamplificatore phono e due altoparlanti di alta qualità costruiti per l’occasione capaci di diffondere il suono a livelli senza precedenti. Questo appuntamento sarà accompagnato non solo da un impianto acustico distintivo e di elevata qualità audio, ma anche dall’artista stesso che presenterà il disco e la sinergia instaurata tra i vari partner coinvolti.
Conclude Matteo Vanzan: “è un grande piacere ospitare in una mostra che racconta la nascita e gli sviluppi dell’ultima avanguardia storica un artista come Alan Bedin, capace di inserirsi nel dialogo della ricerca sonora che nasce da Luigi Russolo e che si dirama attraverso il ‘900 con artisti quali Cage, Zorn e Mike Patton. Questo evento si inserisce nel calendario di presentazione di “Musica Spontanea” che precede la sua prima installazione istituzionale nella mostra “Mondi Futuristi Contemporanei” ospitata dal 5 luglio alla Galleria Civica Gian Battista Bosio di Desenzano del Garda (Bs), con il coordinamento tecnico di Edoardo Piccolo, nella mostra collaterale a quella dedicata al Futurismo ospitata al Castello”.
Cos’è la voce? È una domanda difficile ma a volte è giusto farsi le domande importanti. Possiamo dire che la voce è un mezzo di espressione e di comunicazione che si manifesta sia attraverso i suoni che provengono dai meandri più intimi dell’essere umano sia attraverso il linguaggio. Inoltre la voce può trasformarsi in canto, quel fenomeno che in tutte le tradizioni musicali rappresenta qualcosa in più, qualcosa di speciale di cui ogni cultura è estremamente gelosa. Il canto, infatti, costituisce una traccia fondamentale di ogni tradizione e spesso è in rapporto diretto con il rito e lo spirituale. D’altro canto la voce è anche comportamento vocale pre-semantico: gemito, lamento, riso, sbadiglio, sofferenza, grido, ira, avvertimento, spavento, gioia.
Il Prof. Lorenzo Pagliei, docente di musica elettronica al Conservatorio di Vicenza spiega al pubblico in sala la performance del brano “Caronte” di Musica Spontanea per voce e lastre metalliche con dispositivo elettroacustico.
Ma ascoltando Alan Bedin, dove siamo? Che voce è? Cosa esprime? Alan si avventura oltre le colonne d’Ercole della voce quotidiana e della voce d’arte. Come un navigatore temerario dei tempi antichi, Alan esplora un territorio pressoché sconosciuto in cui, tuttavia, veleggia con destrezza – come già fece Demetrio. Sin dal primo suono ci fa entrare in un mondo mitico, pieno di sorprese, incanti, suoni inusitati, orrorosi o meravigliosi. Il suo Caronte ci spaventa, e come potrebbe essere diversamente? Da quel momento non si torna più indietro e si procede per successive meraviglie proprio come in un’avventura epica. I ritmi interni delle articolazioni vocali sono ampliati dai mezzi elettroacustici che vi aderiscono perfettamente creando paesaggi inauditi che non risultano mai sterilmente tecnologici ma poeticamente organici.
Alan Bedin durante l’esibizione al Conservatorio di Vicenza per ‘Ricordando il Futuro’, Martedì 17 Giugno 2025
Nella mente dell’ascoltatore si tesse gradualmente un teatro immaginario di qualità letteraria senza parole, costituito da suoni inquieti, cullanti, spaventosi, visionari: è un’esperienza assolutamente onirica. È come se fossimo catapultati istantaneamente in un poema epico, quel luogo della mente ove le figure, le gesta, i dettagli e i paesaggi diventano mitici: in quel luogo il tempo è fermo e diventa eterno. Siamo dunque di fronte a un’epica della voce, un poema epico della voce: un phonema epico. (Lorenzo Pagliei)
ALAN BEDIN. Musica Spontanea Esposizione Sonora (37’49”) Ascolto integrale del vinile originale con Phatos Acoustic presso il Conservatorio di Vicenza. Da destra Lorenzo Pagliei, Coord. artistico performativo per “Musica Spontanea”, Alan Bedin e Edoardo Piccolo, musicista e performer elettronico.